“Ieri ho mandato un messaggio a Conte: Giuseppe te lo chiedo come favore personale, possiamo vederci o parlare al telefono anche solo per un minuto? Nessuna risposta, perché questo è un movimento che non dà più ascolto a chi non è allineato”. Così l’europarlamentare Dino Giarrusso spiega perché ha deciso di abbandonare il M5s, per fondare un movimento tutto suo. Un annuncio dato mercoledì mattina alla trasmissione Coffe Break su La7. Un abbandono annunciato in diretta televisiva: “È stata una scelta estremamente sofferta, fino a stamattina ero indeciso se fare questa dichiarazione o meno”.

Cosa l’ha convinta?
Una insofferenza covata a lungo, diventata insostenibile. I princìpi traditi, la subalternità a Draghi, mi pesano troppe cose. Stamattina ho compreso che non sono io a lasciare il M5s, io sono ancora nel Movimento, è il M5s che ha lasciato i propri valori mentre io rimango ancorato a questi.

Quali esattamente?
Innanzitutto la democrazia diretta, il M5s da anni non fa votare i suoi iscritti, Conte ha creato una platea infinita di ruoli, ruoletti, ruolini e non ne ha fatto votare neanche uno.

Conte ha detto di averla incontrata tante volte e che lei “ha sempre parlato e chiesto poltrone, posizioni”.
Una dichiarazione diffamatoria e falsa nella maniera più assoluta, non ho chiesto niente a nessuno, sono stato il più votato alle europee, quali poltrone avrei mai dovuto chiedere? Ho chiesto di far votare questo ruolo ai nostri iscritti, invece. Ma lui ha nominato cento persone per accontentare tutte le correnti, seguendo il più classico manuale Cencelli.

Ora però le chiede coerenza e dunque di dimettersi da eurodeputato, lo farà?
Per carità, valuterò tutto, non è questa la giornata adatta. È stata una decisione sofferta, lo ripeto. So che ho ricevuto messaggi di entusiasmo per la mia onestà e il percorso fatto, e le 120 mila persone che mi hanno votato dicono: resisti, resisti, resisti…

Nel settembre 2020 era, però, lei a bacchettare in un tweet chi lasciava il movimento senza lasciare la poltrona. Li definiva pure “bugiardi” e “ladri di voti”.
Comprendo che si debba muovere la macchina del fango, perché ho detto delle verità scomode, ma c’è una bella differenza tra chi se n’è andato quando ancora esistevano i gruppi territoriali, le votazioni, la democrazia interna e non un sistema da manuale Cencelli per le nomine. Poi sentir parlare di coerenza a chi diceva ‘mafiosi, zozzi’ al Pd e oggi ci va a braccetto mi pare ridicolo.

Ha abbandonato il M5s dicendo di volere fondare un movimento suo, da quanto tempo ci sta pensando?
Da qualche settimana soltanto.

La sua è sempre stata una voce molto critica all’interno del Movimento, perché adesso?
Perché non siamo più quello che eravamo. Facevamo lo streaming anche prendendo il caffè e adesso tutte le decisioni vengono prese dall’alto.

È un problema di streaming?
È un problema di trasparenza, di partecipazione e di totale abbandono dei territori, quando il M5s aveva nel legame con le piccole e medie comunità la sua forza. Adesso in Sicilia si vota in 126 comuni e siamo presenti con la lista solo in 4, in Sardegna addirittura in nessuno: né lista, né sindaci. Neanche il partito animalista si candida in così poche città. E poi siamo in troppe cose succubi del Pd, e non vedo perché: un conto è fare alleanze strategiche, un conto è diventare partito satellite.

Eppure proprio adesso Conte ha preso posizioni critiche rispetto al governo, allontanandosi anche dal Pd.
A parole sì, e sono contento, ma poi voglio vedere nei fatti. Intanto vado nei territori, dove il M5s sta perdendo ogni contatto con la gente, che, attenzione, non è cretina e non ama essere presa in giro: in Sicilia anziché fare le primarie interne, temute dalla corrente unica che domina nell’isola, sì e inventato un regolamento con una “lista parallela” a quella del partito. Scommettiamo che questo sarà il modo per sfondare la regola dei due mandati? I candidati del M5s alle primarie del centrosinistra non potranno così inserire persone al terzo mandato in quelle liste parallele?

Si candiderà alle Regionali?
Non lo so, devo valutare.

Dalla Sicilia i suoi colleghi del M5s la accusano di protagonismo, di avere sempre lavorato per dividere.
Sono un gruppo di persone legate ad una sola corrente. Si sono vantati del fatto che il M5s in Sicilia è al 24 per cento: vediamo adesso che vado via a quanto sarà. Che parlino i fatti. Nel frattempo 5 di loro sostengono un candidato di una lista concorrente: sono io del M5s, sono loro a non esserlo più.

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