Cultura

Lo Scaffale dei Libri, la nostra rubrica letteraria: diamo i voti a “Paradais” di Melchor, “Fine dei giochi” di Gucci, “Terrarossa” di Genisi e Crossroads di Franzen

di Davide Turrini e Ilaria Mauri

“È venuto il momento di condividere la mie parole non più soltanto con te, caro papà. C’è molto da dire. La mia verità, la tua verità, la nostra verità. Quella storia che è lì che aspetta di uscire allo scoperto da troppo tempo”. Chissà quanta fatica, quanta sofferenza, deve essere costata ad Allegra Gucci nel decidere di ripercorrere la sua vita, mettendo nero su bianco aneddoti, retroscena ed episodi inediti per raccontare come sono andate davvero le cose nella sua famiglia. La secondogenita di Maurizio Gucci e Patrizia Reggiani, oggi 41enne, ha deciso di affidare a un libro la sua versione dei fatti. “Fine dei giochi. Luci e ombre sulla mia famiglia” (Piemme) non è un romanzo né un’autobiografia, ma piuttosto un diario intimo e personalissimo in cui l’autrice dialoga direttamente con il padre, assassinato a Milano quando lei aveva solo 14 anni. Allegra fa sua un’iconica citazione de Il Gladiatore e si definisce “figlia di un padre assassinato, una madre incarcerata e nipote di una stronza”, snocciolando nei minimi dettagli come queste tre condizioni abbiano definitivamente segnato la sua vita. Per tutta la vita ha scelto e perseguito il silenzio. Ma adesso ha deciso di parlare. E ogni sua parola è un dardo infuocato. Con una lucidità estrema e un distacco spietato ma al contempo struggente, passa in rassegna ogni dannato minuto, giorno, anno trascorso da quel maledetto 27 marzo del ’95. I suoi occhi sono rimasti per sempre quelli di quella bambina, appena adolescente, che quel giorno non era andata a scuola e osservava la città dalla finestra. È quello stesso sguardo quindi, fattosi nel tempo più acuto e severo, a portarci nei suoi panni, a sentire sulla nostra pelle il suo dolore: ci si commuove leggendo il racconto del suo unico week-end da sola insieme al padre, a Parigi, quando Allegra confessa di aver visto per la prima volta, nella suite di un hotel di Place de la Concorde, i piedi nudi del papà. Si sorride per i bizzarri vizi di Patrizia Reggiani, che si faceva recapitare nel carcere di San Vittore pacchi di cibo da Peck e scriveva alle figlie avanzando una sequela di assurde pretese. E poi ancora, Allegra si leva macigni dal cuore saettando frasi al vetriolo sia nei confronti di sua nonna Silvana, tutrice dipinta come un’avida tiranna, sia soprattutto verso Paola Franchi, l’ultima compagna del padre, bollata come “il lupo che si travestiva da agnello”. Ogni lusso, dalle barche a vela principesche agli chalet di St. Moritz, si riduce a moneta di scambio nel mercimonio che è stato fatto dopo l’omicidio di Maurizio Gucci. Il flusso di pensieri è scandito da una narrativa incessante ed estenuante. Precisa, minuziosa e implacabile, Allegra ricorda, rielabora, assimila la devastazione di un’intera famiglia. E nell’ultima pagina di “Fine dei giochi” chiude definitivamente un capitolo della sua vita. Voto: 9.

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