Nella notte è arrivato in Pronto soccorso dell'ospedale milanese un secondo caso sospetto, un giovane attualmente in osservazione, sul quale sono in corso analisi per un’eventuale conferma di monkeypox. Per entrambi si ritiene possibile un legame con il focolaio delle isole Canarie
Sono otto i casi di vaiolo delle scimmie confermati in Italia. È “attualmente ricoverato allo Spallanzani un sesto paziente affetto da vaiolo delle scimmie” accertato dall’Inmi. Si tratta di “un giovane uomo che si è presentato spontaneamente presso il nostro ambulatorio. Il paziente presenta un quadro clinico caratteristico della malattia. Le indagini di laboratorio hanno confermato la diagnosi di monkeypox” riferisce l’Istituto romano in una nota. I medici dell’ospedale romano hanno accertato anche il caso del giovane ricoverato ad Arezzo.
“È in buone condizioni, senza febbre”, il paziente per il quale l’ospedale Sacco di Milano ha confermato ieri sera l’infezione, primo caso in Lombardia. Si tratta di un trentenne tornato da un viaggio in Spagna, che al momento si trova ricoverato, secondo quanto apprende l’Adnkronos Salute da fonti sanitarie. Nella notte è arrivato in Pronto soccorso un secondo caso sospetto, un giovane attualmente in osservazione, sul quale sono in corso analisi per un’eventuale conferma di monkeypox. Per entrambi si ritiene possibile un legame con il focolaio delle isole Canarie.
Altri due casi sono stati individuati, infine, in Lombardia. Entrambi i pazienti sono ora in isolamento nel loro domicilio, sotto osservazione e in condizioni stabili non preoccupanti. Il primo paziente è stato diagnosticato positivo dal San Raffaele di Milano con il supporto dell’Asst Sacco, il secondo dall’ospedale di Verona. Entrambi i casi sono riconducibili a cluster internazionali.
“La maggior diffusione ed esportazione negli Stati ha avuto origine alcune settimane fa alle Canarie, dove, durante due grandi feste ci sarebbe stata un’interazione frequente e ravvicinata tra diversi partecipanti; un fatto che, necessariamente, ha causato una maggiore diffusione dell’infezione, esportata nei Paesi d’origine di rientro dalla vacanza e, di conseguenza, ora diffusa in molti paesi europei Per ora nessuno si è rivolto a noi perché presentava sintomi riconducibili al vaiolo della scimmia, ma ne approfitto: se qualche piemontese ha partecipato a questi eventi, è bene che si venga a fare un controllo – dice il professor Giovanni Di Perri, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino -. Penso che abbia senso continuare a sensibilizzare, anche attraverso i media, invitando coloro che sanno di essere stati esposti al rischio, a far visita all’ospedale malattie infettive più vicino, per fare un controllo in via prudenziale. Non è la prima volta, tra l’altro, che capitano situazioni del genere”, aggiunge Di Perri in una intervista al dorso torinese del Corriere della Sera, in cui invita però a evitare l’allarmismo: “Il vaiolo della scimmia è molto meno trasmissibile e lo conosciamo bene. Il Covid-19, invece, per i primi due anni ci ha travolti per l’alto grado di contagiosità e, in poco tempo, si è diffuso in tutto il mondo”.