Al primo sguardo sembra la pubblicità di un’auto. Ma la macchina in questione, al centro del manifesto apparso per le vie della Kalsa a Palermo, è una Fiat 126 rossa, l’auto imbottita di tritolo e fatta esplodere in via d’Amelio. “Quando vai a votare, ricordati chi è Stato”, il messaggio che accompagna uno dei due cartelloni affissi oggi nel capoluogo siciliano. L’altro contiene un esplicito invito a votare per Vittorio Mangano, il noto “stalliere di Arcore”, il boss di Porta nuova che Marcello Dell’Utri definì “a suo modo un eroe”. Alla foto di Mangano si accompagna un altro slogan: “Per una Palermo finalmente libera dalla magistratura”.
Anche stavolta entrambi i manifesti sono firmati col logo “Forza mafia”, che imita quello di Forza Italia. Era già capitato: lo scorso 20 maggio Palermo si era ritrovata tappezzata da una prima ondata di manifesti satirici, con gli slogan “Make mafia great again”, “Democrazia collusa” (realizzato imitando lo storico simbolo della Dc) e “Forza mafia”, appunto. Una provocazione che aveva infiammato il dibattitto con duri botta e risposta tra i candidati. Perché a tenere banco ogni giorno è l’appoggio al candidato sindaco del centrodestra, Roberto Lagalla, di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro: uno condannato per concorso esterno in Cosa nostra, l’altro per favoreggiamento.
Lunedì Lagalla, prendendo a pretesto un duro monologo di Pif, ha deciso di non partecipare alle commemorazioni per il trentennale della strage di Capaci. È andato il giorno dopo, da solo, all’albero Falcone, ha detto in conferenza stampa, assicurando: “Cuffaro e Dell’Utri non mi condizioneranno”. Ma il clima elettorale si fa ogni giorno più pesante: “Le persone che non hanno la dignità di firmare le cose che dicono e che fanno sono null’altro che dei miserabili meschini”, attacca Totò Cuffaro a proposito dei nuovi manifesti, confermando di avere già sporto denuncia contro ignoti per i vecchi. Ma “di fatto dal candidato Lagalla si sono sentite solo parole lontane da ogni sua possibile presa di distanza dalla mafia e dalle sue logiche corruttive. Anche alla mia richiesta dei giorni scorsi, rivolta a tutti i candidati, riguardante una dichiarazione di non appartenenza a qualsiasi loggia massonica, non ha ritenuto necessario rispondere”, ha commentato invece l’unica candidata donna alle comunali palermitane, Rita Barbera, ex direttrice del carcere Pagliarelli e dell’Ucciardone, dove si tenne il maxiprocesso istruito dal pool antimafia di Falcone e Borsellino.
Ed è giallo su chi si celi dietro la provocazione. A rivendicarla è genericamente il collettivo di artisti Offline corp, che “ci tiene a prendere le distanze da qualsiasi partito, organizzazione o collettivo preformatosi. Non siamo gli amici degli amici di nessuno, siamo dei subvertiser. Noi capovolgiamo i significati, smascheriamo il senso, indossiamo gli occhiali di Essi Vivono h24”: così hanno scritto in una nota citando l’horror cult di John Carpenter, in cui il protagonista, indossando degli occhiali, riesce a scorgere messaggi subliminali sparsi per tutta Los Angeles che invitano i cittadini all’obbedienza e all’apatia. Palermo come la Los Angeles di Carpenter, dunque: questo il messaggio del collettivo, che aggiunge un nuovo tassello alla sempre più pesante atmosfera elettorale in città.