Si chiamano “tirocini di inclusione sociale” ma in Calabria questo tipo di rapporto di lavoro si è trasformato in sfruttamento e precarietà. Da dieci anni, infatti, gli ex percettori della mobilità in deroga nei vari Enti pubblici italiani sono stati trasformati in Tis (tirocini di inclusione sociale, appunto). La Calabria fa eccezione poiché il personale in questione è stato formato oltre misura, continua a svolgere il suo lavoro, senza mai avere ottenuto un vero contratto. I tirocinanti oggi sono più di quattromila in tutta la regione e lavorano – come denunciano – “in nero per lo Stato”.
Sono impiegati in Enti pubblici come comuni, province, Asl, ospedali. Le mansioni sono le più svariate: dall’operaio, all’addetto al verde pubblico, al carpentiere, idraulico ed anche impiegati nei settori amministrativi dei vari Enti. La beffa è che con questo status di tirocinante a vita il guadagno è di 700 euro al mese, alcune volte pagati ogni bimestre, quando va bene.
In questo strano tipo di rapporto di lavoro non ci sono diritti ma solo doveri: non esiste un periodo di malattia o ferie, se stai a casa per motivi seri l’assenza deve essere recuperata a fine corso. Eppure, i tirocinanti, sono ormai inseriti nei contesti lavorativi delle strutture alle quali sono stati assegnati e offrono un concreto contributo al funzionamento degli uffici e nell’erogazione di servizi, anche grazie alle varie competenze acquisite nei numerosi anni di lavoro. Ma nessuno sembra accorgersene. Tanto che la loro precarietà si ripercuote anche nelle famiglie che rischiano di essere estromesse dal circuito lavorativo dopo anni di sacrifici.
Una situazione paradossale nei mesi in cui la Pa sembra essere diventata “aperta” alle nuove assunzioni, legate soprattutto al Pnrr.
I comuni, purtroppo, senza un intervento da parte della politica, hanno le mani legate, non possono assumere del personale, anche perché non hanno le risorse adeguate. I tirocinanti si aspettano ora che l’Anci, l’associazione dei comuni italiani, si faccia portavoce di questa situazione con il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta. E che presto venga avviato un tavolo interministeriale fra i vari ministeri interessati, l’Anci e il governo regionale della Calabria, per trovare una soluzione al più presto.
La proroga dei tirocini di inclusione sociale, ratificata lo scorso ottobre, ha durata di 12 mesi e la scadenza è prevista per fine anno. Poi che cosa faranno queste persone? Non hanno contributi, non hanno assistenza sanitaria, non hanno alcun diritto. Gli rimane solo il diritto di protestare, come sta avvenendo in varie parti della regione da più mesi.
Il dialogo con le istituzioni, tuttavia, e nonostante le proteste, sembra complicato. Fra qualche mese i tirocinanti potrebbero diventare un dramma sociale in una regione in cui è inutile fare discorsi sulla legalità se poi si abbandonano dei lavoratori al loro destino.