Secondo la corte con sede in Lussemburgo la limitazione del bonus - contenuta nella "Buona scuola" di Renzi - solo al personale di ruolo, contrasta con il divieto di discriminazione definito nella clausola quattro dell’accordo europeo sul lavoro a tempo determinato. Una decisione che riguarda ogni anno 200mila precari o ex che dall’anno scolastico 2016/17 non hanno ricevuto il bonus: ora lo Stato o riconoscerà a tutti i 500 euro oppure sarà sommerso da una valanga di ricorsi giudiziari
Anche gli insegnanti precari hanno diritto a usare la carta docente. A dirlo è la Corte di Giustizia europea che nei giorni scorsi ha riconosciuto a tutti i maestri e professori il diritto ad usufruire dei cinquecento euro di beneficio previsti dalla Legge 107/2015, la cosiddetta “Buona scuola”. Una vittoria di chi sta in cattedra con il contratto in scadenza ogni anno e una sconfitta per l’ex premier Matteo Renzi, che sette anni fa aveva escluso i precari dall’utilizzo della carta docente. Secondo la Corte di Giustizia europea la limitazione del bonus solo al personale di ruolo, contrasta con il divieto di discriminazione definito nella clausola quattro dell’accordo europeo sul lavoro a tempo determinato. Stiamo parlando di una decisione che riguarda ogni anno 200mila precari o ex che dall’anno scolastico 2016/17 non hanno ricevuto il bonus: ora lo Stato o riconoscerà a tutti i 500 euro oppure sarà sommerso da una valanga di ricorsi giudiziari. “ Deciderà il Governo – spiega Fabio Ganci, legale del sindacato Anief – come corrispondere il bonus: volontariamente o per ordine del giudice”.
La scelta di rivolgersi alla Corte di Giustizia Europea è stata fatta dall’avvocato Patrizia Baici del tribunale di Vercelli in una causa patrocinata per conto dell’Anief dai legali Ganci e Walter Miceli che hanno evidenziato il contrasto con il divieto di discriminazione tra docenti a tempo determinato e di ruolo nel mancato riconoscimento dei 500 euro annui: “I docenti – sottolineano Ganci e Miceli – sia quelli di ruolo sia quelli precari svolgono le stesse mansioni e hanno pertanto l’obbligo di svolgere l’aggiornamento e la formazione per qualificarsi”.
Il bonus d’altro canto serve per acquistare libri, pubblicazioni utili all’aggiornamento, per partecipare a corsi utili alla propria professione, per acquistare hardware e software, per partecipare a manifestazioni teatrali, culturali e cinematografiche ma anche per entrare in un museo o una mostra. Già nel 2015, all’uscita di questa novità, i precari erano rimasti a bocca asciutta e i sindacati avevano annunciato una protesta contro il premier Renzi e la sua “Buona Scuola”. Appelli valsi a nulla perché né il Governo capitanato dall’ex sindaco di Firenze né i successori hanno cambiato di una virgola la Legge. “Si tratta di una sentenza storica – spiega il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – non solo perché completa il delicato percorso di parificazione del personale a tempo determinato e di ruolo ma anche perché ribadisce l’equipollenza e la pari dignità del servizio che fanno i precari, consentendo a tutti loro di recuperare dal ministero dell’Istruzione le somme non versate”. In tanti hanno atteso questa pronuncia della sesta sezione della Corte di giustizia di Lussemburgo per avere pari dignità e avere le stesse possibilità dei colleghi. Ora si è posta la parola fine ad una discriminazione che – a detta dei sindacati – non poteva andare avanti per molto tempo.