La serata, presentata da Michela Giraud, M¥SS KETA e Diego Passoni, è andata in scena al Teatro Franco Parenti di Milano lo scorso 24 maggio, tornando per l’occasione dal vivo dallo scoppio della pandemia, e sarà trasmessa per la prima volta in tv, su Rai 1 sabato 28 maggio in seconda serata
Si è ufficialmente chiusa la settima edizione dei Diversity Media Awards – gli “Oscar dell’inclusione” – ideati dalla Fondazione Diversity, nella cui cornice sono stati premiati i personaggi e i contenuti multimediali che nel 2021 hanno incarnato con maggiore qualità un approccio all’insegna dell’inclusione e valorizzato tematiche riferite alla “diversità”, descritta e raccontata in tutte le sue sfaccettature. La serata, presentata da Michela Giraud, M¥SS KETA e Diego Passoni, è andata in scena al Teatro Franco Parenti di Milano lo scorso 24 maggio, tornando per l’occasione dal vivo dallo scoppio della pandemia, e sarà trasmessa per la prima volta in tv, su Rai 1 sabato 28 maggio in seconda serata.
Giornali e tg – Dopo la vittoria nel 2020 con l’inchiesta di Maddalena Oliva sulla strage silenziosa dei suicidi, il Fatto Quotidiano quest’anno torna nelle 4 nomination per la categoria “Miglior articolo stampa-quotidiani”: l’articolo selezionato dal comitato Diversity, tra centinaia pubblicati dalle diverse testate, è stato il reportage “Napoli, periferia Est la mattanza dei 20enni”, sempre a firma della vicedirettrice Maddalena Oliva. Il Diversity Award 2022, tra i 4 candidati per i quotidiani, è andato a Chiara Di Cristofaro e Simona Rossitto, autrici del pezzo “Femminicidi e violenza aumentano, cosa stiamo sbagliando?” pubblicato sul Sole 24 Ore. Va invece a Monia Ventura e al suo “La nuova squadra di governo di Biden: diversità e inclusione”, trasmesso sul Tg 1, il “Miglior servizio tg”, mentre il “Miglior articolo stampa periodici”, “ABILISMO Il nome dell’odio”, pubblicato sull’Espresso, è opera di Simone Alliva.
Personaggi, tv e piattaforme – La band dei Maneskin si è aggiudicata lo scettro di “Personaggio dell’anno” per “la forza e l’energia dirompente con cui si sono affermati a livello nazionale e internazionale, andando oltre gli stereotipi di genere e lottando contro una tradizionale rappresentazione della mascolinità”; Giorgia Soleri, che è anche la compagna del leader della band Damiano, ha invece vinto nella categoria “Best creator” per il suo “impegno costante e decisivo nel portare malattie da sempre poco note nella società e trascurate dalla stessa medicina, come la vulvodinia e l’endometriosi, all’attenzione del grande pubblico,”. Il premio per il “Miglior programma televisivo” è stato vinto a pari merito da Drag Race Italia e Geo, mentre per le categorie “Miglior Serie TV Italiana” e “Miglior Serie tv straniera” l’hanno spuntata Strappare lungo i bordi di Zerocalcare (Netflix, Movimenti Production, Bao Publishing, DogHead Animation Studio) e Maid (Netflix). Maschile Singolare (Amazon Prime Video, Rufus Film), diretto da Alessandro Guida e Matteo Pilati, ha trionfato nella categoria “Miglior film italiano”, Idealista ha vinto il premio “Miglior Campagna pubblicitaria” con Ciao papà e Sio si è portato a casa il titolo di “Miglior prodotto digitale” con il Cos’è lo Schwa?. Infine, il podcast originale Spotify New G è stato premiato come “Miglior Programma Radio e Podcast” e Adventure Time – Distant Lands (Cartoon Network) è stata proclamata “Miglior serie kids”.
La diversità nell’informazione – La Fondazione Diversity, nata e ideata da Francesca Vecchioni, da anni si occupa di raccontare l’evoluzione della rappresentazione della diversità nei media. Una questione resa ancora più centrale negli ultimi anni: se si analizza lo spaccato dell’informazione televisiva italiana, risulta infatti come nel corso del 2021 l’incidenza dell’emergenza Covid-19 sulla totalità delle notizie dei principali Tg nazionali sia progressivamente diminuita rispetto all’anno precedente (passando dal 46% al 25%), permettendo dunque ai temi legati alla “diversità” di tornare a crescere: totalizzando una copertura del 23% sull’agenda complessiva. Ma se nei telegiornali le 3 diversity più frequenti risultano essere “Età e generazioni”, “Etnia”, “Genere e identità di genere” (rispettivamente con l’11,2%, il 9% e il 7,5% dell’incidenza sul totale delle news andate in onda), rimangono statisticamente marginali le categorie “Disabilità” e “Orientamento sessuale e affettivo” (1,2% e 0,8%). La criticità maggiore resta il fatto che, la maggior parte delle volte in cui vengono trattate, le notizie sulla diversità, riferite a tematiche o persone, si riferiscono a casi di devianza (in particolare, si pensi ai casi di femminicidio e di omotransfobia).
di Stefano Baudino