La vicenda comincia il 30 agosto 1990, quando Hermann Rauter, il padre, accompagna Evi al treno in partenza per la Toscana. La ragazza, fresca di studi, ha infatti deciso di andare a trovare la sorella Cristina, che studia appunto a Firenze. Dopo aver passato quattro giorni insieme, le due si separano
Un’attesa lunga più di trent’anni: tanto è durato il dramma di una famiglia altoatesina, i Rauter, che per decenni hanno cercato la figlia Evi Anna, 19 anni, misteriosamente scomparsa durante un breve viaggio in Toscana nel 1990. Se non fosse che la ragazza era già stata trovata – morta – nemmeno 24 ore dopo, impiccata in un bosco a Portbou, vicino Girona, nella regione spagnola della Catalogna.
La vicenda comincia il 30 agosto 1990, quando Hermann Rauter, il padre, accompagna Evi al treno in partenza per la Toscana. La ragazza, fresca di studi, ha infatti deciso di andare a trovare la sorella Cristina, che studia appunto a Firenze. Dopo aver passato quattro giorni insieme, le due si separano: Cristina va a lezione, Evi dice alla sorella che probabilmente andrà a visitare Siena. Ma da allora più nessuna notizia di lei.
Intanto, a Portbou viene trovato il corpo di una ragazza appeso a un albero nella pineta della città: il cadavere viene portato all’obitorio e poi al cimitero, rimanendo privo di identificazione per molti anni. Solo nel 2020 il giornalista Carles Porta, per conto del programma catalano ‘Crims’, inizia ad indagare e due anni dopo, ritenendo che la ragazza fosse di origine austriaca, invia la foto e il materiale all’omologo programma austriaco, ‘Ungelöst’ (‘irrisolto’), per lavorare insieme al caso. Il risultato prende forma con la puntata ‘La ragazza impiccata’, trasmessa il 23 aprile. Solo allora una ascoltatrice, momentaneamente in vacanza a Vienna, crede di riconoscere Evi nella ragazza scomparsa e contatta la redazione della trasmissione.
Cristina ha spiegato al quotidiano spagnolo El Pais che “la donna che l’ha riconosciuta non la conosceva: si ricordava della campagna che facemmo al tempo, quando scomparve […] Vive a Bolzano e non conosce la famiglia”: Cristina ha aggiunto di essere rimasta scioccata dopo aver ricevuto la chiamata del programma: “Ho chiesto le foto e quando le ho viste… ho avuto bisogno di tempo per capire quel che stava succedendo. E poco a poco, con molta prudenza, ho parlato coi miei genitori”.
In attesa di una conferma ufficiale a partire dall’analisi delle impronte digitali, si sta investigando sul mistero che portò Evi in Spagna e sulle ombre che spinsero la Guardia Civil e i giudici dell’epoca a considerare la morte come suicidio. “Basta guardare le foto e già ci si rende conto che c’è qualcosa che non va”, continua Cristina. Il medico legale Rogelio Lacaci, che a suo tempo fece l’autopsia e che per primo si sbilanciò, ora ritratta. Alle domande del giornalista del quotidiano risponde: “Scordati del suicidio, ti posso dire solo questo”. Tutti i misteri (le comunicazioni all’Interpol, la corda lunga solo 40 centimetri e l’assenza di materiale terroso sotto i piedi di Evi) verranno analizzati nelle prossime puntate di ‘Crims’ dedicate al caso.