È furente David Barnea, il direttore del Mossad, per le rivelazioni del New York Times, ampiamente riprese da tutta la stampa israeliana. C’è la mano dell’intelligence israeliana, racconta il giornale, dietro l’omicidio di un colonnello delle Guardie della Rivoluzione iraniane – Hassan Sayyad Khodaei – a Teheran nei giorni scorsi. È stato eliminato con un copione che ricalca le decine di omicidi di tecnici nucleari iraniani nel passato. Due killer in motocicletta l’hanno freddato mentre era per strada con 5 colpi di pistola per poi dileguarsi. Stando a quanto rivelato dal Nyt, l’oscuro colonnello era in realtà il vicecapo dell’Unità speciale 840, incaricata di omicidi, rapimenti, uccisioni e attentati all’estero. E il Mossad – che ha da poco sventato un attentato al console israeliano in Turchia – voleva mandare un segnale. Nel linguaggio dei servizi segreti il messaggio è forte e chiaro: “Fermatevi, sappiamo tutto di voi”.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire, un dirigente del Mossad ha annunciato a un collega americano che era stato “l’Istituto” a colpire a Teheran, a uccidere il colonnello Khodaei domenica scorsa. L’americano, protetto dall’anonimato, l’ha poi raccontato al New York Times.
L’establishment della sicurezza israeliano è furioso per la fuga di notizie.
Secondo quanto pubblicato dal Nyt, per gli israeliani Khodaei era il vice capo della cosiddetta Unità 840, una divisione oscura all’interno del corpo di spedizione dell’IRGC Quds Force che effettua rapimenti e omicidi di figure al di fuori dell’Iran, anche contro israeliani. Khodaei era specificamente responsabile delle operazioni in Medio Oriente, ma solo negli ultimi due anni era stato coinvolto in tentativi di attacchi terroristici contro israeliani, europei e civili americani e funzionari governativi in Colombia, Kenya, Etiopia, Emirati Arabi Uniti e Cipro. Ma soprattutto era coinvolto in un attentato al console israeliano in Turchia sventato dal Mossad all’ultimo minuto.
L’Iran non ha mai riconosciuto pubblicamente l’esistenza dell’Unità 840 e sostiene che Khodaei ha svolto un ruolo completamente diverso nell’IRGC dopo essersi unito da adolescente, arruolandosi volontariamente durante la guerra Iran-Iraq e successivamente combattendo contro lo Stato Islamico in Siria per conto della Forza Quds. Il comandante della Quds Force Esmail Ghaani ha partecipato al suo funerale martedì, un altro possibile indicatore della reale statura di Khodaei.
Il piano per prendere di mira Khodaei potrebbe risalire almeno al luglio 2021, quando il Mossad rapì un iraniano di nome Mansour Rasouli, che l’IRGC aveva reclutato come sicario. Gli agenti israeliani cercarono di estrarre informazioni da Rasouli sulla catena di comando nell’Unità 840, lasciandolo poi però vivo. Israele fece trapelare la storia del rapimento all’Iran International, un canale di notizie in lingua persiana con sede a Londra, finanziato dall’Arabia Saudita, nel tentativo di evidenziare la sua capacità di penetrare nei circoli di sicurezza iraniani e spaventare Teheran facendogli fermare le operazioni dell’Unità 840. Rasouli ha negato tutto in un video pubblicato sui social media e sulla Bbc e ha affermato che i suoi aggressori lo hanno torturato, minacciato di uccidere lui e la sua famiglia e lo hanno costretto a confessare di aver ricevuto denaro dall’IRGC per compiere omicidi in Europa. I media statali iraniani hanno definito il rapporto sul rapimento di Rasouli una “storia di fantasia” all’epoca, ma lunedì hanno annunciato che le autorità avevano arrestato un certo numero di sospetti accusati di spionaggio per conto di Israele e di aver rapito ed estorto confessioni forzate agli iraniani.
L’assassinio di Khodaei è stato quello di più alto profilo in Iran dall’uccisione del novembre 2020 del famoso scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh. È l’ultima prova del grado di penetrazione del Mossad e dell’intelligence militare in Iran. Sono quindici i tecnici e gli ingegneri coinvolti nel progetto nucleare ad essere stati assassinati per strada in questi anni. Particolarmente memorabile è poi stato il furto dell’archivio nucleare iraniano da un magazzino nella zona industriale di Teheran all’inizio del 2018.
In passato, la maggior parte delle operazioni speciali del Mossad contro l’Iran erano condotte da israeliani che rischiavano di essere impiccati a una gru in una piazza cittadina se catturati. Finora nessun combattente israeliano è stato catturato sul suolo iraniano, sebbene agenti non israeliani del Mossad siano stati catturati e persino giustiziati, almeno se dobbiamo credere a Teheran.
A quanto pare, circa 15 anni fa, durante l’era del direttore Meir Dagan, il Mossad ha concluso che era meglio non mettere in pericolo i combattenti israeliani. Al loro posto, come ha accennato l’ex direttore Yossi Cohen nel programma televisivo investigativo israeliano Uvda, operano i combattenti di quella che può essere definita la Brigata Internazionale del Mossad. Potremmo anche chiamarli mercenari. Chiaramente hanno bisogno di conoscere la lingua, la cultura e le usanze locali per integrarsi. Possiamo presumere che siano ben addestrati e sappiano che stanno agendo per conto del Mossad. E conoscono il rischio che comporta, per il quale vengono profumatamente ricompensati. Fra loro certamente gente di organizzazioni come i Mujahiddin del popolo iraniano, i monarchici che sognano il ritorno del Pahlavi sul trono del Pavone, la minoranza sunnita vessata e repressa. Chiunque abbia un motivo per odiare gli ayatollah.