Manca un anno alle elezioni in Lombardia. Qualche giorno fa una persona vicina al centrosinistra, dando un occhio ai sondaggi che circolano tra le forze politiche, mi ha detto che “non vinciamo nemmeno se candidiamo il presidente della Repubblica”. Sul lato opposto Attilio Fontana ha fatto sapere, in merito alla sua candidatura, che “scioglierò la riserva a breve”. Intanto il suo partito, la Lega, per non sbagliare si è portata avanti.

Martedì 24 maggio il Consiglio regionale è stato convocato per discutere di un unico progetto di legge. Direte voi: come minimo avranno parlato del caro energia, o di disoccupazione giovanile, o di imprese o della sanità che fa acqua da tutte le parti. Niente di tutto questo. Hanno discusso di spiedo bresciano. Ebbene sì, spiedo bresciano. Di carne, insomma. Il progetto di legge, a firma dell’esponente leghista – guarda caso – Floriano Massardi, che viene dalla Valle Sabbia – dal Bresciano, guarda caso – cacciatore – guarda caso – recitava così: “Disposizioni per la valorizzazione del piatto tipico ‘spiedo bresciano’ e di altri piatti tradizionali lombardi a base di selvaggina”. Tra il pubblico, come succede per le grandi occasioni, c’era una cinquantina di sindaci del Bresciano, col tricolore bene in vista. Nell’Aula del Pirellone, a un certo punto, è scoppiato un discreto putiferio quando i consiglieri del Movimento 5 stelle hanno sollevato alcuni cartelli. Come a dire: “Ma davvero ci dobbiamo occupare di queste cose?”.

A osservare i lavori c’era anche Carlo Bravo, cacciatore, presidente dell’Associazione cacciatori lombardi e candidato, alle Regionali del 2018, con Fratelli d’Italia (ma non eletto). D’altra parte è risaputo: i cacciatori spostano un bel po’ di voti alle elezioni (sono circa 60mila), specialmente in provincia di Bergamo e Brescia, dove le doppiette sono più numerose. Ma torno allo spiedo bresciano.

Il piatto è a base di uccellini, peppole in primis, per le quali la caccia non sarebbe consentita per legge. Uso il condizionale perché poi le Regioni permettono la caccia di peppole, fringuelli e affini con apposite deroghe. Ed è quello che è successo nel tempo. E con 45 voti a favore (23 contrari) il progetto di legge è diventato legge. Che cosa significa? Significa che a ciascun cacciatore sarà permesso regalare ai ristoratori fino a 150 capi all’anno di selvaggina piccola, aggirando, di fatto, il divieto di commercio di avifauna cacciabile, in vigore dal 2014. La norma prevede un sistema di tracciamento, ma è facile immaginare come si possa cadere nel rischio di un mercato sommerso di vendita di volatili mascherato da cessione gratuita.

In tutta questa vicenda – che a un anno dalle Regionali definirei, senza voler offendere la sensibilità di nessuno, mancetta elettorale – la sorte, che sa essere ironica, c’ha messo del suo: il giorno dell’approvazione della legge sullo spiedo, la Consulta, come ha ricordato Wwf Italia, ha dichiarato incostituzionale la legge lombarda, “a firma dello stesso consigliere regionale autore della legge votata martedì (Floriano Massardi, nda) nella parte in cui impediva alle autorità di vigilanza il controllo sugli uccelli utilizzati come richiami vivi”. Insomma, pare di capire che toccherà parlare di nuovo di spiedo bresciano.

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