Ambiente & Veleni

McDonald’s dice no alla richiesta di trattamenti meno crudeli per i maiali. “Ci costringerebbe ad alzare i prezzi”

Alla richiesta avanzata dal finanziere e azionista Carl Ichan la società ha risposto che  la pandemia e le epidemie di peste suina africana l'hanno costretta a posticipare la data per l'abbandono di alcuni metodi di allevamento da tempo criticate dalle associazione animaliste. Tra gli azionisti del gruppo anche la  Bill & Melinda Gates Foundation

Il finanziere statunitense Carl Icahn ha perso la “battaglia dei maiali” con McDonald’s. L’investitore non è riuscito nel tentativo un numero sufficiente di consensi per i suoi due membri del consiglio di amministrazione che avrebbero spinto, in caso di vittoria, per un migliore trattamento degli animali. L’obiettivo di Icahn era forzare McDonald’s a richiedere a tutti i suoi fornitori di smetterla nel costringere le scrofe incinte in gabbie piccole.

La società ha affermato che la pandemia e le epidemie di peste suina africana l’hanno costretta a posticipare la data per l’abbandono di questi metodi di allevamento, da tempo criticate dalle associazione animaliste. McDonald’s ha anche affermato che l’eliminazione totale dell’uso delle casse aumenterebbe i suoi costi e farebbe pagare di più ai clienti. Il gruppo ha chiuso il 2021 con profitti per 1,6 miliardi di dollari. “Riteniamo che ci sia un collegamento tra le questioni relative al benessere degli animali e una governance inadeguata e, quindi, altri rischi Esg (environmental, social, governance, ossia i criteri per valutare il livello di sostenibilità di un’azienda) cui la società non sta prestando la dovuta attenzione”, ha scritto Ichan nella sua lettera agli azionisti.

Il finanziere ha una piccola partecipazione nel gruppo e quindi non è in grado di influenzare autonomamente le decisioni sella società. I principali azionisti sono il gruppo Vanguard (8,6%), Capital Research (5,9%), State Street (4,9%). Una quota dell’1,5% fa capo alla Bill & Melinda Gates Foundation. Le dimensioni del gruppo che conta oltre 40mila punti vendita nel mondo, fanno si che ogni piccolo cambiamento influenzi profondamente l’intero mercato della carne.