Costi, ritardi ed errori del passato incombono sulle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Il Fatto Quotidiano ha svelato le lettere che il presidente del Cio Thomas Bach e il direttore generale Christophe De Kepper hanno scritto alla Regione Veneto e al presidente Luca Zaia per convincerli che la nuova pista da bob non è da farsi, perché troppo costosa, inutile e non in linea con i dettami dell’Agenda Olimpica 2020 che punta a ridurre i costi e a non creare cattedrali nel deserto. Il Veneto ha continuato sulla sua linea, anzi ha convinto il governo a finanziare l’opera con 61 milioni di euro, una spesa che inizialmente la giunta regionale aveva dichiarato di volersi accollare in proprio. Zaia non ha tenuto conto del Cio, salvo rinunciare al progetto di un Parco di divertimenti a tema, che sia i tecnici di Losanna che un’analisi preliminare delle alternative eseguita in Italia hanno dichiarato deficitario in partenza. Prevedeva la costruzione di un Parco a tema del costo di 25 milioni di euro, che per mantenersi avrebbe dovuto richiamare a Cortina decine di migliaia di visitatori ogni anno, altrimenti avrebbe causato un deficit di quasi un milione di euro.
Per sanare il ritardo progettuale che diventa preoccupante, la Regione ha dato ora il via alla fase ideativa. Avrà anche scelto una delle migliori società di progettazione di impianti da bob, eppure il piano per costruire la nuova pista di Cortina sarà redatto dallo stesso pool che ha realizzato l’impianto di Torino 2006, sorto a Cesana Parioli, costato 100 milioni di euro e chiuso dopo 7 anni perché produceva un deficit annuo di due milioni di euro. La notizia è contenuta in un decreto firmato da Elisabetta Pellegrini, direttore dell’Area infrastrutture della Regione Veneto, che il 22 aprile scorso ha assegnato l’incarico di predisporre il “Progetto di fattibilità tecnico ed economica”. Il responsabile unico del procedimento ha fissato un costo di 138.460 euro, solo 540 euro sotto la soglia dei 139mila euro che consente l’affidamento diretto. Con l’Iva si arriva però a un costo di 167mila euro. È stato così possibile individuare, senza svolgimento di una gara, la Società Planungsbüro Deyle GmbH, con sede in Stoccarda. Una scelta non casuale, visto che un impianto di discesa per bob, parabob, slittino e skeleton richiede severe norme di sicurezza. Pur formata da professionisti esperti nel settore, la società si è occupata di quattro impianti che il Cio, nella documentazione tecnica inviata a Venezia alla fine del 2020, aveva indicato come altrettanti esempi di costi esorbitanti per realizzazione e manutenzione.
Al Cesana Pariol Sliding Centre (Torino 2006) i tedeschi hanno redatto il progetto complessivo da 100 milioni di euro, anche dal punto di vista architettonico, della refrigerazione (ad ammoniaca, dalla costosa manutenzione) e della meccanica. È rimasto in funzione fino al 2011 a causa del debito insostenibile. Per i Giochi di Sochi (Russia 2014), hanno progettato solo l’impianto di refrigerazione di una struttura costata 250 milioni di dollari, che ha un deficit operativo di 3 milioni di euro all’anno. All’Alpensia Sliding Centre di PyeongChang (Corea del Sud), costato 120 milioni di dollari, per le olimpiadi invernali del 2018, la società di Stoccarda si è occupata del “Track design”, del “Master Plan” e della refrigerazione, dando consulenza a tutti gli ambiti progettuali connessi. Dopo le gare, l’impianto è stato utilizzato solo nel 2020 per la Coppa intercontinentale di skeleton. Infine, ha partecipato anche al recentissimo progetto dello Yanqing Sliding Centre di Pechino (Giochi 2022), che prevedeva una spesa di 107 milioni di dollari, poi ampiamente sforata. Solo un mese fa, quindi, è partita la fase progettuale preliminare. “Nell’autunno 2021 una società di progettazione bellunese-trevigiana che aveva effettuato lo studio delle alternative progettuali aveva accertato che il punto problematico era la realizzazione dell’impianto entro il dicembre 2024. Il collaudo deve avvenire necessariamente nei primi mesi del 2025 – afferma Cristina Guarda, consigliera regionale di Europa Verde – Da ottobre 2021 non si sarebbe dovuto perdere un solo giorno, lavorando anche alla notte, per potercela fare. Da allora, invece, è già stato accumulato un ritardo di altri 6 mesi”.
Per denunciare l’assalto alle Dolomiti, associazioni di volontariato sociale, ambientaliste e alpinistiche si ritroveranno il 5 giugno al Passo Giau. Si tratta del terzo raduno “Non nel mio nome” che si svolge a pochi chilometri da Cortina. “Il passo rappresenta l’emblema dell’aggressione speculativa alla montagna e ai suoi luoghi carichi di storia e ancora integri. – spiega il manifesto – Su questo valico è prevista una struttura turistica di gran lusso da 40 mila metri cubi. Il luogo è minacciato da un mega collegamento sciistico Cortina-Alleghe e Cortina-Arabba. Il progetto della Regione Veneto punta a creare un carosello di impianti a fune tra i più grandi al mondo (… alla faccia della sostenibilità!)”. Inoltre: “Le Olimpiadi non saranno un evento a costo zero e sostenibile. I costi sono già triplicati, arrivando a superare i tre miliardi. Non è stata avviata una Valutazione Ambientale Strategica, mentre alcuni degli interventi annunciati risultano altamente critici dal punto di vista ambientale e sproporzionati rispetto al loro utilizzo successivo ai Giochi, nonché economicamente insostenibili nel tempo”. La manifestazione è promossa, tra gli altri, da Italia Nostra, WWF, Mountain, Wilderness Italia ed Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”.