Il decreto che prevedeva la perquisizione a casa di Paolo Mondani e nella redazione di Report è stato revocato e, dunque, tutto bene?

Se ritiro c’è stato è anche grazie alla immediata mobilitazione di sindacati, associazioni, ordine dei giornalisti, siti, blog, intere redazioni, a partire da quella del Fatto.

Sarà bene tenerne conto, perché nel futuro anche prossimo non mancheranno altre occasioni e altri tentativi di bavaglio, censura, intimidazioni. La gravità di quello che è accaduto a Report, e non solo a Report, resta a prescindere dal ritiro del provvedimento.

Nel frattempo le perquisizioni ci sono state, l’avvertimento è partito. Questa volta è andata male perché Report è una comunità di lavoro forte, coesa, professionale, abituata a doversi difendere da ogni tipo di provocazione e dai ripetuti tentativi di mettere le mani sulle loro fonti, per fortuna ben conservate, anche perché avevano fornito informazioni essenziali sui rapporti tra fascisti, servizi deviati, loggia P2; materiale scottante, nel senso letterale del termine.

La cosa che sconcerta, a dir poco preoccupa, è che tale perquisizione sia stata decisa dopo aver visto una puntata di Report che forse avrebbe richiesto perquisizioni nelle case dei mafiosi, dei corrotti, dei depistatori, dei fascisti, dal momento che sono 30 anni che si attendono i nomi e i cognomi di costoro, e magari anche dei loro protettori.

Al di là della vicenda Report restano irrisolti tutti i nodi che hanno fatto nuovamente balzare indietro l’Italia nella graduatoria internazionale sulla libertà di informazione. Cronisti minacciati, querele bavaglio, equo compenso, tutela delle fonti e del segreto professionale restano nodi irrisolti, nonostante le ripetute segnalazioni della corte europea Cedu e dello stesso parlamento europeo.

Al governo Draghi va riconosciuto il “merito” di aver confermato il tradizionale atteggiamento che ha segnato l’azione dei governi di ogni colore: indifferenza, indifferenza, indifferenza. Questo nonostante gli appelli a tutelare l’articolo 21 della Costituzione più volte lanciati dal presidente Mattarella.

Non illudiamoci, quello che è accaduto a Report si ripeterà, perché ci sono temi, verità, oscurità che non debbono essere sfiorate dalle luci dell’informazione, neppure a distanza di trent’anni.

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