Il concetto di Green Community viene dal Maryland, negli Stati Uniti. In origine si trattava di cortili o altri spazi verdi condivisi dagli abitanti di un quartiere: per finanziarle sono stati usati i fondi del Pnrr
La transizione ecologica parte dalle piccole comunità. Nascono i primi tre esperimenti di Green Communities in Italia: le Terre del Monviso, in Piemonte, la Montagna del Latte, in Emilia Romagna e il Parco regionale Sirente Velino, in Abruzzo. Si tratta di tre comunità – di una ventina di comuni – che a fine maggio presenteranno le strategie per lo sviluppo sostenibile del loro territorio e della loro economia. Ben presto aprirà il bando per altre 27. In tutto saranno 30, finanziate con 135 milioni del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). L’obiettivo è incentivare la transizione alle energie rinnovabili e l’utilizzo equilibrato delle risorse naturali, nelle realtà rurali o montane. Sarà l’occasione per dare nuova vita alle aree interne dell’Italia, che da anni sono al centro di politiche di riqualificazione. Rispetto al tanto discusso piano per i borghi storici, la strategia delle Green Communities “non sarà una misura per i comuni singoli. Permetterà quindi di andare oltre i campanilismi – spiega Marco Bussone, presidente dell’Uncem (Unione nazionale dei comuni, delle comunità e degli enti montani) – Saranno un percorso verso la sostenibilità che coinvolge intere comunità”.
Il concetto di Green Community viene dal Maryland, negli Stati Uniti. Sono diverse dalle comunità energetiche, sistemi per la produzione di energia da più fonti, anch’esse al centro del Pnrr. In origine si trattava di cortili o altri spazi verdi condivisi dagli abitanti di un quartiere. L’obiettivo europeo però è molto più ambizioso: trasformare le piccole comunità montane – raccolte anche raccolte in gruppi e associazioni – in laboratori a cielo aperto della transizione ecologica. Laghi, fiumi, foreste e paesaggio saranno quindi al centro di un nuovo modello di sviluppo energetico, sociale ed economico innovativo. Quasi il 40% dei comuni italiani infatti si trova su territorio montano e per molte dipende dalle città vicine. Da anni però vi si affrontano temi – come alluvioni o eventi climatici estremi, dissesto idrogeologico, spopolamento, invecchiamento della popolazione – che coinvolgono tutta l’Italia. “I 135 milioni inseriti nel Pnrr, nato con non poca fatica tra due governi, sono l’unica misura dedicata in modo verticale alle aree montane – afferma Bussone – Avremmo voluto uno 0 in più, ma abbiamo grandi aspettative e fiducia”. A questi si aggiungono le risorse – 100 milioni di euro – previste nel fondo della montagna nella legge di bilancio 2022. I progetti coinvolgeranno enti pubblici, università e terzo settore. La cooperazione però non deve rimanere uno slogan: “Per definire cosa bisogna fare, come le prime tre Green Communities stanno facendo, bisogna parlare con i cittadini, il parroco, le associazioni, la Proloco – spiega il presidente di Uncm – Altrimenti si fa l’elenco della spesa e, a livello politico e istituzionale, ce ne sono già troppe”.
Le comunità verdi in realtà “in Italia esistono ormai da 12 anni, quando, in tempi non sospetti, avevamo lavorato con i fondi del ministero dell’ambiente per quattro realtà rurali” racconta ancora Bussone. Sotto la presidenza di Enrico Borghi, sono state inserite prima nella legge 221 del 2015 e poi in quella di bilancio dell’anno successivo. Il progetto nel Pnrr continuerà gli interventi per una gestione sostenibile delle foreste e dell’agricoltura – con aziende che puntino alla zero waste production (produzione senza scarti). La forza dell’acqua, le biomasse, il biogas e il vento saranno le fonti principali per la produzione di energia. Gli edifici dei centri storici saranno riqualificati, con interventi di efficientamento energetico. Si potenzieranno anche le infrastrutture per la rete internet e i piani di mobilità sostenibile verso le città. L’idea è favorire il turismo anche oltre le stagioni natalizie o estive, ma sempre nel rispetto dell’ambiente e dei territori.
Le 27 Green Communities mancanti saranno selezionate tramite bando. “Abbiamo detto ai comuni di non lesinare sulle candidature”. Intanto le prime tre – annunciate lo scorso 30 marzo -, riceveranno 6 milioni di euro per i loro progetti. Terre di Monviso, per esempio, è un’area di 900 chilometri al confine con la Francia. Userà i fondi per realizzare un piano di housing sociale e di riqualificazione per gli edifici del 75% dei 28 comuni della zona. Il Parco regionale del Monte Velino in Abruzzo – con 22 comuni – si concentrerà sulla modernizzazione dell’edilizia e sulla gestione integrata delle risorse del paesaggio. Per il turismo sarà, per esempio, realizzato un circuito per la mountain bike, con pensiline di ricarica elettrica. La Montagna del latte invece è nata nel 2018, come una 54 zone della strategia nazionale per le aree. L’obiettivo allora era tutelare la produzione del Parmigiano Reggiano sull’Appennino Reggiano. I suoi 34 mila abitanti sono da anni coinvolti nelle iniziative del territorio dispongono di una solida rete di attività di aggregazione giovanile e sanità domiciliare Tra i suoi nuovi obiettivi ci sono la costruzione di una comunità energetica e la sperimentazione di sistemi agricoli che rispondano alle sfide del cambiamento climatico. “A differenza del bando per i borghi, le Green Communities rappresenteranno un cambio di paradigma. Non si tratterà di misure che mettono i comuni gli uni contro gli altri. Anzi richiederanno di essere insieme – afferma Bussone – Si tratta di community, cioè sistemi territoriali di valli alpine o appenniniche, che insieme definiscono un percorso di sviluppo e transizione energetica”.