Il Prix du Jury a Le otto montagne e a EO. La migliore interpretazione femminile è di Zar Amir Ebrahimi mentre quella maschile è di Song Kang-Ho per Broker di Kore-Eda Hirokazu
I giurati avevano detto che non ci sarebbe stata una “doppia volta” per la Palma d’oro e hanno mentito! Scherzi a parte, Triangle of Sadness è piaciuto (e ha letteralmente “shockato”) alla giuria internazionale talmente da attribuire a Ruben Östlund il massimo premio del Festival di Cannes nonostante il regista svedese lo avesse vinto con The Square nel 2017. Un film sovversivo, divertentissimo nel suo essere drammaticamente politico e attuale, una satira accesa contro ogni forma di ipocrisia che vede protagonista un gruppo di persone che in tre situazioni diverse ma tra loro intersecate. Forse il film più “giusto” per questi nostri tempi di follia bellica, perché si pone anche contro la guerra, specie contro gli oligarchi (russi, inglesi, americani..) che si arricchiscono da fabbricanti e mercanti d’armi. Ma che riesce anche a invertire i ruoli della scala sociale. Il film uscirà nelle sale italiane prossimamente per Teodora.
In un palmares dalla Palma piuttosto sorprendente ha trovato spazio anche l’Italia con il Prix du Jury assegnato a Le otto montagne scritto e girato della coppia belga Charlotte Vandermeersch e Felix Van Groeningen sul testo di Paolo Cognetti, in ex aequo con EO di Jerzy Skolimowski. Ringraziando emozionata, la regista belga ha spiegato che il loro è “Un film che parla della vita, con tutte la sua fragilità e la sua forza. Siamo stati forti anche noi e fragili insieme” e poi ha dato un lungo bacio sulla bocca del marito, confermando che questo film ha risolto anche la loro crisi di coppia.
Delusione invece è arrivata da parte di Close di Lukas Dhont, che in molti indicavano come la Palma d’oro, che tuttavia ha ricevuto il Gran Prix (il regista è giovane, si farà..), anch’esso in ex aequo ma con un film davvero poco meritevole, ovvero Stars at Noon di Claire Denis.
Meritatissimo il Premio alla regia attribuito al grande sudcoreano Park Chan-wook per il suo sofisticato e intelligente Decision to Leave (Heojil Kyolshim), che ha festeggiato il premio con l’attore sudcoreano Song Kang Ho che – paradossalmente – l’ha però ricevuto per un film giapponese, ovvero Broker di Kore-eda Hirokazu. All’attrice iraniana Zar Amir Ebrahimi per il suo intenso ruolo in Holy Spider di Ali Abbasi è invece andato quello per la miglior attrice: un ruolo importante e politico di una giornalista che indaga sui crimini commessi contro delle giovani prostitute in un Iran intollerante e ipocrita.La miglior sceneggiatura è andata al regista e sceneggiatore svedese/egiziano Tarik Saleh per il suo bel Boy From Heaven, una spy story che si svolge nel mondo dell’università coranica de Il Cairo. Eccezionalmente per il 75° anniversario, la giuria ha pensato di inventarsi un nuovo premio, e questo è andato ai fratelli Jean-Pierre et Luc Dardenne per il loro Tori and Lokita. Curiosamente, quest’anno a farla da padroni sono stati tre Paesi, mai così tanto premiati: la Svezia, il Belgio e il Sud Corea.