“Ognuno deve mettere il suo mattoncino, non ho certezze che andrò” in Russia, “ci è stato prospettato, ci stiamo lavorando, non è un week end a Forte dei Marmi, è qualcosa di più complicato da tutti i punti di vista e soprattutto si fa se serve. Certezze non ce ne sono”. Dopo le voci, le polemiche dentro la maggioranza e l’irritazione trapelata dagli uffici di Palazzo Chigi e della Farnesina, non informati dei progetti salviniani, è lo stesso leader della Lega a parlare dell’ipotesi di un suo viaggio a Mosca fatta trapelare venerdì sera dagli ambienti del Carroccio. Ospite di ‘Sabato anch’io’, su Radiouno Rai, Matteo Salvini ha detto: “Ci sono buone relazioni, le richieste che andiamo a fare le andiamo a fare a tutti, rappresentiamo milioni di italiani, rappresentiamo la voglia di pace, abbiamo votato come Lega l’invio di tutti gli aiuti possibili e immaginabili all’Ucraina, economici, umanitari, l’Italia sta accogliendo, sta abbracciando, sono terrorizzato dall’idea di un espandersi del conflitto”. La sua iniziativa però non è gradita all’interno della maggioranza, in particolare dal Partito democratico. Il segretario Enrico Letta oggi è tornato ad attaccarlo: “Non è con il folklore ma con la serietà che si risolvono le cose”. E le critiche arrivano pure da Giorgia Meloni, che avvisa il suo alleato: “Non bisogna dare segnali di crepe sul proprio fronte: serve una grande solidità dell’Occidente”.
Alle contestazioni Salvini replica durante una diretta Facebook da Parma, parlando di “reazioni isteriche soprattutto della sinistra”. “Avere insulti, minacce e attacchi per una missione di pace fa riflettere. Se devo creare divisioni sto con i miei figli”, commenta il segretario della Lega. Che se la prende con il Pd ma anche con l’alleata Meloni: “Non essendo un viaggio di piacere, ma un viaggio in una zona di guerra, se si aggiunge il coro di sottofondo di Letta, Meloni, Renzi, Calenda e degli intellettuali radical chic che preferiscono le armi e il conflitto, vediamo se ci sono le condizioni: per la pace sono disposto a tutto, a incontrare tutti“, replica Salvini.
Il messaggio a Draghi – Salvini ha mandato anche messaggi di pace verso Mario Draghi: “Io sono piccolissimo, però la storia è fatta di piccolissimi mattoncini, non vado a nome del Governo, vado rappresentando il sentimento della maggioranza degli italiani, poi certezze di ascolto e di successo nessuno ne ha, ma è meglio una proposta di pace, di cessate il fuoco in più che in meno. Se poi il viaggio non dovesse realizzarsi, continueremo a fare queste richieste da lontano“. L’iniziativa, ha assicurato il leader del Carroccio, non è una sfida, “semmai è un supporto” al presidente del Consiglio, Mario Draghi, che “ha chiamato ieri l’altro a Mosca ed è rimasto a lungo al telefono sulla questione dei porti, del grano, della mediazione e del cessate il fuoco. Quindi semplicemente è un ribadire, un sostenere, un aggiungere, un rafforzare, poi non mi voglio sostituire a niente e a nessuno”.
L’intervista – Tra un passo in avanti e uno indietro, il leader leghista parla anche del Papa e si spinge fino a ricordare Giorgio La Pira e la guerra fredda. In questo caso in una intervista a La Stampa: “Un grande padre della nostra Costituzione, Giorgio La Pira, nel momento più critico della guerra fredda, ebbe il coraggio di andare a Mosca per parlare di pace. Di pace parla da sempre Papa Francesco, il ritorno al dialogo lo chiede ormai la grande maggioranza degli italiani, certo per me sarebbe più comodo stare in famiglia”. Per quanto riguarda un’eventuale tappa a Kiev, Salvini risponde: “Ne sarei felice e sono in contatto con diversi esponenti ucraini, dopo averne ripetutamente incontrato anche ambasciatore e console”. Il leader leghista torna anche sulla sua visita in Polonia, all’inizio del conflitto, e rivendica il gesto senza entrare nel merito delle contestazioni plateali ricevute allora, anzi: “Sono stato il primo leader italiano ad andare di persona sul confine tra Polonia e Ucraina portando aiuti umanitari, per toccare con mano il dramma dei profughi. Mi fa piacere che il mio esempio sia stato poi seguito da altri”.
Le reazioni – Dopo l’irritazione fatta trapelare da Palazzo Chigi e il commento arrivato da fonti interne alla Farnesina – “non ci è stata fatta alcuna comunicazione, non siamo a conoscenza di alcun viaggio” – questa mattina è intervenuto anche il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini: “Non commento ipotesi di viaggi anche abbastanza improbabili. Quindi non faccio alcun commento”. Letta torna a parlare della vicenda a margine di una tappa elettorale a Verona: “Vedo come viene accolta l’ennesima e ultima boutade di Salvini, viene derubricata a folklore. E’ il modo di fare sbagliato rispetto al momento e ai tempi drammatici, non è con il folklore ma con la serietà che si risolvono le cose. Con i governi parlano i governi. Che si discuta di una visita di Salvini a Mosca rende l’idea del punto a cui siamo arrivati“. Sullo stesso concetto insiste pure la leader di Fratelli d’Italia, che è all’opposizione e fa parte della coalizione di centrodestra: “Non conosco i contenuti della visita di Salvini a Mosca. Dovrei capirne i contorni. Immagino che ne abbia parlato col governo di cui fa parte. Quello che credo è che non bisogna dare segnali di crepe sul proprio fronte: serve una grande solidità dell’Occidente”, spiega Meloni, dialogando con Bruno Vespa al Forum in Masseria presso Masseria Li Reni.
Ancora più dure le reazioni che arrivano da altri schieramenti politici. Carlo Calenda su Twitter scrive: “Salvini piantala di dire cazzate, perché la guerra è una cosa seria e drammatica. Quindi vai a baciare il caciocavallo, saluta le mucche sulla spiaggia e lascia lavorare gli adulti. Grazie”. Piovono critiche anche da parte degli esponenti del Pd, che seguendo la linea del segretario Enrico Letta accusano Salvini di voler fare “rimpatriate tra vecchi amici”, come scrive il senatore Andrea Marcucci. Il timore, ribadito anche dal capogruppo del Pd al Senato, Simona Malpezzi, e dalla sua omologa alla Camera, Debora Serracchiani, è che venga portata avanti una “azione estemporanea e senza senso che mina la credibilità del Paese” e che rischia di diventare “dannosa“.