Dopo tre mesi di guerra sono emerse le falle che hanno complicato la vita degli eserciti in campo. I soldati ucraini, messi all'angolo del Donbass, esorcizzano la paura facendo girare in rete missili russi conficcati nei posti più improbabili. Quelli russi pure vanno su internet, ma per acquistare tutto quello che Mosca non gli dà: calzature, giubbotti antiproiettile, bende e lacci emostatici
In principio era il trattore ucraino, quello che trainava un carro armato russo a secco di benzina. Durante la prima fase dell’invasione l’immagine canzonatoria divenne il simbolo della capacità di resistere agli occupanti. Tre mesi dopo, fa paura la schiacciante avanzata delle truppe russe sul Donbass e per esorcizzarla in qualche modo quelle ucraine si scambiano di tutto, specie le foto in cui si fanno beffe del nemico, da vedere e rivedere per volgere in ridicolo la ferocia che li aspetta: Tra le tante, spiccano quelle di propulsori e missili inesplosi rimasti conficcati nei posti più improbabili, compreso uno zoo dove uno stranito “bisonte europeo” bruca l’erba incurante del pericolo. Ci sono razzi caduti su una stalla facendo strage di mucche. Ci sono cimiteri di campagna, dove per definizione non c’era anima viva. Uno ha bucato il controsoffitto di un’abitazione e s’è infilato dritto nel lavandino del tinello di un’abitazione, chissà dove. Una carrellata di immagini che documenta però qualcosa di importante e drammatico: la fine sul campo del mito della precisione dell’Armata Rossa. Non solo droni e guerra elettronica, come scriviamo qui, ma anche nell’uso di armi convenzionali. Da questo punto di vista quelle foto oggi perdono il loro lato canzonatorio e diventano presagi terribili di quel che accade con la guerra concentra in un fazzoletto di terra, dove tutti sparano, incuranti di quell’approssimazione. Che se non fa sorridere, è perché fa stragi. Non solo di soldati ma anche di civili inermi, come avvenuto a Kramatorsk e Donetsk.
Di sicuro anche i soldati russi trovano conforto in rete. Ma prima di pensare al morale la utilizzano per assicurarsi tutto quel che il glorioso esercito di Mosca non fornisce e che al fronte non potrebbero più avere, benché necessario:le calzature, i giubbotti antiproiettile, bende e lacci emostatici. Che Mosca non fosse larga di maniche coi suoi soldati si era capito da tempo, sia per testimonianze dirette che per storie che hanno fatto il giro dei giornali del mondo, come la scoperte delle famose razioni scadute dal 2015 delle quali si lamentavano i soldati in intercettazioni prontamente rese pubbliche dal ministero degli Interni ucraino, confermate anche da quelle rinvenute dagli ucraini. Virale l’immagine di un carro armato russo con legato un maiale.. Avevano fatto il giro della rete anche quelle di un soldato russo in azione con scarpe nere lucide che si è scoperto rubate a un residente di Bucha, che in casa si era ritrovato anfibi già lacerati dopo appena un mese di guerra. Soldati sotto-equipaggiati, sembrava impossibile per la seconda armata al mondo. Possibile? Ora si scopre che c’è un motivo dietro questo paradosso: i soldati a contratto mandati al fronte da Mosca dovevano acquistare a proprie spese l’equipaggiamento personale.
Il sito The Moscow Times ha recentemente approfondito la questione interrogando diversi militari a contratto inquadrati nella Guardia Nazionale. Dietro comprensibile anonimato, hanno spiegato ai giornalisti come un minuto dopo aver firmato il contratto di servizio si fossero dovuti fiondare su Internet o nelle rivendite di articoli militari a comprare tutto quel che mancava nelle dotazioni ordinarie. “Praticamente tutto”, dice un soldato. Il motivo è presto detto. Un soldato regolare ha uno stipendio poco superiore ai 500 euro al mese. Quelli a contratto prendono ma a condizione che fosse il novizio a comprarsi l’attrezzatura. Lo stipendio promesso per unirsi alle truppe russe in Ucraina è sei volte tanto, pari a circa 200mila rubli, 3.300 euro al mese. Ma il soldato si impegna a provvedere in proprio all’acquisto del corredo, che si mangia il primo stipendio. Così fa i conti un soldato della Rosgvardia: “Un giubbotto da combattimento di livello 4 – che può fermare colpi di pistola e fucile, nonché schegge – costa in media 70.000 rubli ($ 1.200). Un casco costa altri 10.000 rubli ($ 160). Gli stivali decenti costano circa 5.000 rubli ($ 80) e ne hai davvero bisogno di due paia. Un giubbotto tattico costa da 5.000 a 10.000 rubli ($ 80-160). E devi anche comprare una giacca, pantaloni, magliette e pullover. Si tratta di circa 200.000 rubli ($ 3.365)”. In pratica, il primo mese di stipendio è bruciato senza aver messo piede in Ucraina.
Chi può permetterselo compra i materiali da negozi specializzati, ma secondo Moscow Times le vendite di indumenti e protezioni usati su siti popolari come Avito sono andate alle stelle. Un venditore che si qualifica come “Ilya” e dice di aver lavorato come ingegnere nelle apparecchiature mediche presso il Ministero della Difesa russo giura di non riuscire a inserire gli annunci che trova acquirenti. E che la merce è approvata dal ministero, ma viene venduta di seconda mano o con qualche difetto a prezzi scontati. Così da una parte e dall’altra della linea di fronte i giovani soldati mandano accidenti alla linea d’orizzonte che s’infiamma. Poi lo sguardo cala sul cellulare, chi per sorridere dei “missili contro-mucche”, chi per capire dagli stivali se ha fatto l’affare della vita. Oppure se è stato fregato da chi gli ha chiesto di rischiarla.