Decine di donne hanno protestato a Kabul chiedendo “pane, lavoro, libertà”. Sfidando i talebeni, hanno rivendicato il diritto all’istruzione femminile, dopo che il regime afghano ha disposto la chiusura delle scuole secondarie femminili nel paese. “L’istruzione è un mio diritto. Riaprite le scuole” gridano le manifestanti (si stima una cinquantina di persone), molte con il viso coperto come recentemente imposto dai fondamentalisti, tornati al potere in Afghanistan lo scorso agosto.

Le donne sono riuscite a manifestare marciando per alcune centinaia di metri, prima di disperdersi: i miliziani talebani, in abiti civili, raggiunte le dimostranti hanno sequestrato loro i cellulari per impedire che venisse filmata la protesta e hanno impedito loro di continuare a marciare nella capitale. A diffondere un video della manifestazione, il quotidiano afghano Hasht e Subh.

Meno di un mese fa, il regime dei Talebani ha imposto l’uso obbligatorio del burqa per le donne nei luoghi pubblici, con un decreto approvato dal “ministero per la Prevenzione del vizio e la Propagazione della virtù” che – sotto questo aspetto – ha riportato la condizione femminile afghana indietro di trent’anni. “Le donne che non sono né troppo giovani né troppo anziane devono coprirsi il volto, tranne gli occhi, come indicato dalla Sharia, per evitare di provocare quando incontrano uomini che non siano mahram”, cioè parenti stretti, recita il decreto firmato dal leader supremo dei talebani, Haibatullah Akhunzada.

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