Si sa che un amico a quattro zampe in casa regala affetto e gioia. Da oggi, c’è un motivo in più per prendersi cura di un cane. Uno recente studio canadese, infatti, ha messo in relazione la convivenza con i cani fin dalla nascita ad una minore probabilità di contrarre da adulti la malattia di Crohn, una patologia cronica intestinale. Alla base di questo studio, c’è l’ipotesi dell’igiene per cui “la mancanza di esposizione ai microbi all’inizio della vita può portare ad una minore regolazione immunitaria nei confronti dei microbi ambientali”, ha affermato Williams Turpin, autore senior dello studio e un ricercatore associato al Mount Sinai Hospital e all’Università di Toronto.
La malattia di Crohn è un tipo di malattia infiammatoria intestinale che colpisce circa centomila persone in Italia. Si sviluppa più spesso nei giovani adulti, nelle persone che fumano e in quelli con un familiare stretto che ha la Mici (Malattia infiammatoria cronica intestinale). I sintomi includono diarrea, dolore addominale e perdita di peso. I trattamenti attualmente mirano a prevenire le riacutizzazioni dei sintomi attraverso la modifica della dieta, i farmaci e la chirurgia.
Ai fini della ricerca, gli scienziati canadesi hanno sottoposto un questionario a quasi 4.300 parenti di primo grado di persone con malattia di Crohn arruolati nel progetto Crohn’s and Colitis Canada Genetic, Environmental, and Microbial (CCC-GEM). Dopodiché, hanno analizzato le risposte al questionario, incrociandole con i dati storici raccolti al momento dell’assunzione. Infine, Turpin e il suo team hanno analizzato diversi fattori ambientali, tra cui le dimensioni della famiglia, la presenza di cani o gatti come animali domestici, il numero di bagni in casa. L’analisi includeva anche l’età al momento dell’esposizione. Lo studio ha scoperto che l’esposizione ai cani, in particolare dai 5 ai 15 anni, era collegata a una sana permeabilità intestinale e all’equilibrio tra i microbi nell’intestino e la risposta immunitaria del corpo, che potrebbero aiutare a proteggere dal morbo di Crohn. Effetti simili sono stati osservati con l’esposizione a cani di tutti i gruppi di età.
Non hanno visto gli stessi risultati con i gatti, anche se i ricercatori stanno ancora cercando di determinare il motivo. Ha detto il dottor Turpin. “Potrebbe essere dovuto al fatto che i proprietari di cani escono più spesso con i loro animali domestici o vivono in aree con più spazio verde, che è stato dimostrato in precedenza per proteggere dal Crohn”. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che anche vivere in una famiglia numerosa dà più probabilità di essere protetti dalla malattia infiammatoria intestinale cronica nota come morbo di Crohn. Vivere con tre o più membri della famiglia nel primo anno di vita, secondo gli esperti, è associato alla composizione di un microbioma più forte più avanti nella vita. Si ritiene, infatti, che il microbioma intestinale svolga un ruolo in una serie di condizioni di salute, come malattie infiammatorie intestinali, cancro del colon-retto, diabete e ipertensione.
Le ragioni per cui avere un cane e vivere in famiglie più numerose sembrano fornire protezione dal Crohn rimangono poco chiare. È necessario effettuare ulteriori ricerche per rafforzare l’associazione tra possesso di animali e Morbo di Chron. Inoltre, i ricercatori sottolineano che è necessaria cautela nell’interpretazione di questi risultati a causa di possibili bias di richiamo al momento del reclutamento, effettuato tramite questionario.
Paola Perrotta