Lunedì non potrò scioperare. Non perché non sia d’accordo sulla necessità di una mobilitazione nazionale ma perché, per paradosso, io che ho in tasca la tessera sindacale della Cisl; che da sempre quando c’è uno sciopero che abbia senso aderisco; che combatto contro ogni forma autoritaria contro noi docenti; ho scelto di non togliere ai miei alunni la possibilità di effettuare il loro ultimo viaggio d’istruzione. Ho dovuto scegliere tra il dare priorità ai miei ragazzi o a me; come sempre ho deciso (come avrebbero fatto tanti altri colleghi) di mettere al primo posto i miei “unici datori di lavoro”: i bambini.

Tuttavia, mi appello a tutti i maestri e i professori che lunedì potranno manifestare il loro dissenso contro l’ennesima norma calata dall’alto, da Roma, senza alcuna condivisione con la “base” e in più con la certezza di danneggiare proprio noi insegnanti.

Mi auguro che molti abbiano letto riga per riga il Decreto Legislativo 36/22 all’articolo 44, quello che riguarda l’istruzione. Siamo di fronte ad un atto che calpesta i diritti dei docenti, che stupra la libertà d’insegnamento, che ci riduce a operai dell’industria dell’istruzione costretti persino a formarci dove decide l’autorità.

Quando ho preso in mano il Decreto Legislativo non potevo credere ai miei occhi ma analizziamo punto per punto questo assurda normativa che avrà come unico effetto la diffidenza degli insegnanti verso la formazione.

Primo punto. Il governo ha deciso una linea netta di formazione obbligatoria piegata solo sulle “metodologie didattiche innovative e le competenze linguistiche e digitali”. E’ senz’altro utile puntare sulla professionalizzazione dei docenti in merito al digitale ma il Governo dimentica che se anche diventassi una sorta di Bill Gates e non avessi in aula un computer per ogni alunno o una Rete all’altezza, la mia competenza non servirebbe assolutamente a nulla. Oggi, purtroppo, in Italia sono rare le scuole che hanno una dotazione di pc o tablet all’avanguardia. Non solo: perché costringere un docente a formarsi solo su quanto ha deciso il governo?

Secondo punto. A decidere che corsi faremo sarà la Scuola di Alta formazione: un carrozzone targato Invalsi e Indire che ci costerà due milioni di euro l’anno. Perché dare tutti questi soldi all’Invalsi che ha ben altro compito nel nostro sistema d’istruzione? Perché creare l’ennesimo baraccone a spese dei contribuenti? Non solo: le politiche e il pensiero dell’Invalsi lo conosciamo perciò dobbiamo aspettarci una formazione con test a quiz (visto che si dovranno fare anche delle prove) come fanno i nostri ragazzi?

Terzo punto: la partecipazione alle attività formative si svolgerà fuori dell’orario di insegnamento. La norma, dunque, aumenta l’orario di lavoro prevedendo ore aggiuntive obbligatorie sia per la formazione che per ulteriori attività integrative. Ma il ministro Bianchi ha mai provato a fare l’insegnante (non il docente universitario) per due settimane? Forse si sarebbe accorto che tra colloqui; interclasse; collegi di settore; collegi unitari; riunioni con lo psicologo di X e il neuropsichiatra di Y; incontri richiesti dai genitori; corsi di formazione obbligatoria proposti dalla scuola; Glo; commissioni varie e chi più ne ha più ne metta i docenti non hanno più nemmeno il tempo di pensare alle lezioni da fare.

Quarto punto: il compenso finale una tantum verrà attribuito in maniera selettiva e a non più del 40% dei docenti che hanno partecipato alla formazione. Stiamo scherzando? E all’altro 60% verrà data una pacca sulla spalla? E chi deciderà a chi dare i pochi spiccioli e a chi no?

Quinto punto: i soldi per retribuire questi “fortunelli” saranno trovati tagliando l’organico ovvero danneggiando la scuola. Il Decreto cita: “Agli oneri derivanti dall’attuazione del presente comma si provvede mediante razionalizzazione dell’organico di diritto effettuata a partire dall’anno scolastico 2026/27, in misura pari a 1600 posti a decorrere dall’anno 2026/27; 2 mila posti nel 2027/28; 2 mila posti nel 2029/30; 2 mila posti nel 30/31”. Sembra di essere tornati all’epoca dei tagli gelminiani.

La questione ancor più grave è che tutto ciò è stato deciso con un confronto a senso unico con i sindacati al punto che lunedì tutte le organizzazioni sindacali son pronte a scendere in piazza. Il governo, per evitare ogni dissenso, evitando qualsiasi forma di contrattazione, con un Decreto fatto in fretta e furia, ha deciso sulle nostre teste.

Don Lorenzo Milani, in Lettera ad una professoressa scriveva che le nostre armi sono “lo sciopero e il voto”. Iniziamo con lo sciopero.

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