Il ministro degli esteri cinese Wang Yi si trova in visita ufficiale in Oceania per rafforzare le relazioni, tradizionalmente buone, con le piccole nazioni di questa regione. Il tour prevede otto tappe che, nelle intenzioni di Pechino, dovrebbero portare alla firma di altrettante intese. Il culmine verrà raggiunto durante un incontro con i ministri degli Esteri delle 10 nazioni dell’Oceania. L’arrivo di Wang Yi ha suscitato preoccupazioni in Australia e negli Stati Uniti, dove si temono le ambizioni, finanziarie e militari, della Cina nel Pacifico Meridionale. Nelle Isole Samoa, come ricordato dal The Guardian, è stato firmato un accordo bilaterale per dare vita “ad una maggiore collaborazione” mentre Wang Yi ed il primo ministro samoano Fiame Naomi Mata’afa hanno affrontato temi come “la pandemia, il cambiamento climatico, la pace e la sicurezza”. I giornalisti locali sono stati invitati a prendere parte alla firma dell’intesa ma non hanno avuto il permesso di fare domande. Un comunicato diffuso dalle Samoa ha chiarito che la Cina continuerà a fornire supporto infrastrutturale a diversi settori dell’economia e che sarà creata una nuova struttura per dare vita a nuovi progetti.

Nelle Isole Kiribati Wang YI ha firmato documenti di cooperazione per la costruzione di infrastrutture e per lottare contro le ricadute del cambiamento climatico. Il ministero degli esteri cinese ha affermato, come riportato da Nikkei, che questi documenti servono per “aiutare le nazioni in via di sviluppo ad aiutare la Cina”. Wang ha sfruttato l’occasione per dare vita ad un’esternazione caustica rivolta agli Stati Uniti ed ai suoi alleati come l’Australia che si sarebbero sforzati “di bloccare lo sviluppo della Cina”. Il Financial Times ha segnalato che si starebbero svolgendo negoziati per dare vita a patti di sicurezza tra la Cina e Kiribati. Alcuni osservatori ritengono che ciò consentirebbe alla Cina di inviare forze militari a Kiribati.

L’annuncio di un nuovo accordo di sicurezza, all’inizio di maggio, tra la Cina e le Isole Salomone aveva terrorizzato Washington, Canberra ed altre capitali dell’Indo-Pacifico nel timore che ciò potesse aprire alla presenza dell’esercito di Pechino nel Pacifico del Sud. Si tratterebbe, peraltro, di una novità per la Cina che, dalla seconda metà della Guerra Fredda, ha evitato di fornire assistenza di sicurezza diretta ad altri Stati per ragioni pragmatiche e di principio. Le caratteristiche di questo accordo non sono del tutto chiare ma il portale Brookings.edu si è chiesto se potrebbe essere un segno del fatto che la Cina sia più attiva e pronta ad estendere il proprio supporto militare ad altri Stati nella ricerca di nuovi alleati. In questo caso le conseguenze geostrategiche sarebbero significative. Un’analisi pubblicata, poco meno di un anno fa, su War on the Rocks aveva messo in luce l’assenza di una strategia da parte del governo americano nei confronti delle nazioni insulari del Pacifico.

La Cina si è mossa in anticipo in Oceania ed ha riempito un vuoto creato dal disinteresse americano durato per decenni. Gli Stati Uniti hanno recentemente cambiato atteggiamento, ma saranno necessari tempo e pazienza per costruire relazioni basate sulla fiducia e competere con Pechino nel lungo termine. L’elaborazione di una strategia efficace non può prescindere da una maggiore comprensione e da un adattamento alle isole del Pacifico. Per ottenerli è necessario attingere al pozzo delle conoscenze di alleati come Australia e Nuova Zelanda che ci si interfacciano da decenni.

Il nuovo ministro degli esteri australiano Penny Wong ha assunto l’impegno pubblico di mantenere l’influenza dell’Australia nel Pacifico, sottolineando la rilevanza data da Canberra al cambiamento climatico ed al supporto economico nei confronti della regione. Il clima, ha ricordato Wong, è una delle tematiche in cui il governo è determinato a fare la differenza e questo è qualcosa che Fiji ed altre nazioni avrebbero voluto da anni. La Wong, cui è stato chiesto se è preoccupata dall’influenza cinese, ha affermato che spetta alle nazioni del Pacifico assumere le proprie decisioni in merito alle alleanze. La determinazione della Wong può suonare, ora, come un campanello d’allarme per Pechino.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

TRUMP POWER

di Furio Colombo 12€ Acquista
Articolo Precedente

“Aiuti umanitari rivenduti al mercato nero”. L’ultima insidia per l’Ucraina: i falsi volontari (con tanto di sito fake) che lucrano sulla guerra

next
Articolo Successivo

I blitz falliti di Bashagha, i sospetti di Dbeibah e il ruolo delle Nazioni Unite: in Libia tensione altissima. “Fase più difficile della storia”

next