Proprio mentre l’Italia è colpita da persone che cercano di sottrarre dati, di aziende, di ospedali, di ministeri, per creare disagio assoluto, la Commissione europea propone entro il 2025 di digitalizzare, sotto sorveglianza di una commissione per ogni stato membro, i dati sanitari di ogni cittadino. “I dati sanitari sono potere, i dati sanitari sono il sangue che scorre nelle vene dei nostri sistemi sanitari”, e io sono sempre più convinto che debbano essere e restare di esclusiva proprietà di ogni persona.

Mettiamo bastoni fra le ruote a chi vuole rubare le nostre identità, alle aziende farmaceutiche che non investirebbero in patologie rare se sapessero l’esatto numero, alle assicurazioni che non assicurerebbero più, se non a caro prezzo, le patologie rare e costose. E questo proprio mentre, come succede ormai da anni nel nostro paese, la sanità privata invade e fagocita quella pubblica. Ci sarà chi potrà curarsi, avendo tanta disponibilità economica, e chi no. Alla faccia dell’articolo 32 della nostra Costituzione.

Nulla è inviolabile, nemmeno la nostra casa, ma credo che dati aggregati siano più facili da rubare rispetto a dati soggettivi certificati e validi in qualunque posto del mondo dove ci sia una connessione internet. Non solo nella comunità europea. Anche se negli ultimi anni ci siamo abituati a fare solo il giro del nostro quartiere, speriamo di poter tornare alla vita e alla esplorazione del mondo intero. Quale cosa più utile di avere sempre con sé la propria salute gestita dall’impronta digitale? Ogni volta che facciamo un esame o una visita medica lasciamo una traccia che potrebbe essere intercettata o manomessa da terzi, senza la nostra autorizzazione.

History Health è una nuvola certificata. In pratica, tramite la lettura dell’impronta digitale si apre tutta la nostra storia clinica e ogni operatore sanitario (medici, farmacisti, tecnici, infermieri) scriverà, sempre dopo essersi certificato tramite impronta, direttamente su quello spazio di archiviazione privato e personale il referto, la prescrizione o qualunque atto sanitario. Non potrà essere modificato ma solo visionato dal paziente. Solo l’operatore potrà intervenire anche da remoto, tramite autorizzazione e certificazione, per apporre aggiornamenti. Questo metodo diventa veramente importante se pensiamo al paziente che arriva al pronto soccorso esanime. Basta alzargli il dito per sapere ogni cosa a partire dalle allergie e dal gruppo sanguigno. Un grande armadio pieno di cassetti diviso per specialità, allergie, farmaci. E intorno tante cose utili come gli alert per ricordare i farmaci da assumere o le visite da eseguire. L’impronta digitale può generare un pin utile in qualunque parte del mondo per accedere pur non essendoci rilevatori collegati. Il paziente può, su sua scelta, autorizzare da remoto la visione per un periodo a tempo per ricerche scientifiche.

Ma non solo. Riduce la medicina difensiva, piaga psicologica ed economica della medicina attuale: quale medico prescriverebbe esami inutili sapendo comunque di essere indirettamente controllato avendone lasciato traccia con la propria impronta? E per lo stesso motivo riduce la necessità di controlli perché il sistema è controllato dalla impronta che serve a controllare anche il lavoro dell’operatore. Quale medico opererebbe se non ci fosse da operare dovendosi certificare? Le carte si perdono, i sistemi ospedalieri che non “parlano” fra loro a livello locale vorremmo farli parlare a livello europeo quando abbiamo la possibilità di usare ognuno la propria nuvola? E ancora le prescrizioni non dovrebbero più essere riscritte periodicamente dal medico del territorio, liberando tanto spazio alla cura, perché visionabili dal farmacista che si certifica fino a quando un’allerta non blocca il sistema per i controlli indispensabili non inutili. E perché no, nelle terapie croniche i farmaci prescrivibili, quindi pagati dallo stato, potrebbero essere inviati direttamente al domicilio del paziente con ulteriore riduzione di spesa.

Questa la vera digitalizzazione sanitaria che auspico. L’ho studiata nel 2013, presentata a Milano digital week nel 2019 e inserita nel docufilm Vicolo degli Onesti che ha vinto il premio come miglior documentario al festival del cinema di Montreal nel novembre 2021, che potete vedere nel sito del ministero della Cultura italiana. La comunità europea l’avrà visto? I politici italiani che tutto sanno dove li troviamo?

L’impronta digitale meglio di quella iridea, eppure faccio l’oculista, perché per accedere bisogna aprire la palpebra e in condizioni d’inerzia, magari per un incidente, è più difficile. A meno che manchino le mani… come meriterebbe chi le usa per sottrarci la nostra identità.

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