Tempo di bilanci per la quarta edizione del Motor Valley Fest, conclusosi ieri. Sono stati oltre 80 mila i visitatori della quattro giorni dedicata al mondo dei motori, fatta di convegni, esposizioni, sfilate, eventi culturali, organizzati tra la città di Modena e nel territorio della Motor Valley dell’Emilia Romagna. Mentre sono stati 60 mila i visitatori del Villaggio Motor Valley, ospitato come da tradizione all’interno del Cortile d’Onore di Palazzo Ducale, sede dell’Accademia Militare di Modena, dove sono stati esposti 16 gioielli, tra supercar, moto, e vetture d’epoca, dei brand e degli autodromi della Terra dei Motori, con l’esposizione del Circolo della Biella sulla storia della Motor Valley. Mentre per le vie di Modena sono state organizzate 6 parate, con la partecipazione di oltre 400 vetture, tra auto e moto, e 7 expo nelle piazze principali della cittadina emiliana.
“Motor Valley Fest si conferma non solo un’occasione straordinaria per ammirare le bellezze della nostra Motor Valley, ma anche un momento di riflessione e confronto per tutti gli attori e protagonisti del settore”, ha dichiarato Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia-Romagna: “All’ottimo riscontro di pubblico e alla soddisfazione di essere tornati finalmente in presenza al 100% dopo due anni di restrizioni a causa della pandemia, si aggiunge così una consapevolezza diffusa delle sfide strategiche e decisive che siamo a chiamati ad affrontare nel prossimo futuro”. Soddisfazione pure da parte di Gian Carlo Muzzarelli, Sindaco di Modena: “Modena ha risposto ancora una volta con passione e la città ha saputo accogliere le migliaia di visitatori e turisti richiamati dal fascino della Motor Valley per ammirare autentici capolavori. Ma l’edizione di quest’anno ha rappresentato un rafforzamento della capacità di fare incontrare aziende, università, start up, opportunità formative e di delineare il futuro del settore in una dimensione internazionale con attenzione alle nuove tecnologie, ai temi dell’energia e della sostenibilità”.
“Un evento che Apt Servizi Emilia-Romagna ha voluto fortemente e mantenuto nonostante le limitazioni del Covid negli scorsi anni, con un tasso di riempimento negli alberghi di Modena del 95%, per il 70% di clientela straniera, è assolutamente positivo. Non si poteva chiedere di più dopo 2 anni di pandemia”, ha dichiarato Amedeo Faenza, Vicepresidente Federalberghi Emilia-Romagna. L’appuntamento modenese ha ospitato pure un importante convegno, organizzato nella prestigiosa location del Teatro Comunale Luciano Pavarotti Freni, dove si è svolto un confronto istituzioni, top manager, imprese e mondo della formazione sui temi della transizione ecologica e della sostenibilità.
Oltre 60 i relatori di livello internazionale, che hanno partecipato agli 11 incontri. Fra questi c’era Marco Bonometti presidente del gruppo Omr, importante azienda attiva nel mondo della componentistica automotive. In merito al possibile stop ai motori termici, che l’Europa vorrebbe datare al 2035, il giudizio è lapidario: “Sarà una catastrofe”, ha affermato Bonometti. “La politica pensa solo al consenso popolare, ma noi dobbiamo difendere l’industria automobilistica italiana. Con il 100% di elettrico avremo milioni di disoccupati”, ha ribadito Bonometti: “Senza una presa di coscienza sarà una catastrofe. Tutto nasce con il Green deal, impostato su ragionamenti ideologici più che industriali. Tutti siamo d’accordo sulla decarbonizzazione e sulla salvaguardia dell’ambiente, ma senza tener conto di quanto avviene a livello globale significa isolare l’Europa”.
Quest’ultima “rischia di uscire perdente” nell’ambito di una “transizione energetica fallimentare. I tempi del piano Fit for 55 sono troppo stretti per le aziende: è impossibile arrivare al 100% di riduzione di CO2 nel 2035”. Per Bonometti la politica europea del solo elettrico rischia di esacerbare il problema energetico nonché la dipendenza dalle forniture cinesi (dall’Asia arriva il 70% delle batterie e la Cina controlla la maggior parte delle materie prime necessarie per fabbricare accumulatori). L’invito di Bonometti, quindi, è lo stesso di buona parte dell’industria europea: puntare sulla neutralità tecnologica.
Opinione condivisa con Paolo Scudieri, che presiede l’associazione della filiera automobilistica e il gruppo Adler, e che ha messo l’accento sul rischio occupazionale: “Ci sono 70 mila posti a rischio a fronte di solo 6 mila nuove opportunità”, arrivando a ipotizzare che “ci sia un disegno che parte dal dieselgate per distruggere la cultura dell’auto europea”, nonostante quest’ultima sia fondamentale per l’economia continentale. Scuderi ha anche espresso “preoccupazione per la mancanza di regia” e per il fatto che buona parte del mondo politico sembra non aver ben compreso la portata dei pericoli di una transizione non equilibrata. “Le gigafactory – le mega fabbriche di batterie di cui si parla ultimamente – sono solo un modo per lavarsi la faccia. La visione deve essere olistica, trasversale”.
Il tutto senza dimenticarsi della “sostenibilità sociale” e senza “abbandonare una cultura straordinaria” (quella dei motori termici), tenendo in considerazione “tutte le alternative esistenti”, come idrogeno, biocarburanti, carburanti sintetici e tecnologia ibrida. “Tutti siamo d’accordo sulla riduzione delle emissioni, ma tutti abbiamo la responsabilità di evitare perdite di posti di lavoro”, ha detto Giorgio Marsiaj, numero uno degli industriali di Torino e fondatore della Sabelt: “Tuttavia, abbiamo bisogno di quattro ruote per muoverci, quello che serve alla gente e ai lavoratori e a noi imprenditori ci interessa il lavoro. Serve una politica che non danneggi la filiera e il Paese”.
“Il mondo Automotive sta vivendo la più profonda trasformazione dalla sua nascita, con la combinazione di elettrificazione, trasformazione dell’esperienza di mobilità e transizione verso la sostenibilità”, ha commentato Teodoro Lio, Consumer& Manufacturing Industries Lead di Accenture Italia, Europa Centrale e Grecia a margine dell’evento inaugurale della manifestazione: “In questo contesto, tutti gli attori di questo mercato hanno la necessità di rivedere visione strategica, modelli di business e operating model. La circolarità è uno degli strumenti chiave per indirizzare queste sfide e, nello stesso tempo, a migliorare la resilienza della catena del valore. L’economia circolare, infatti, può ridurre la dipendenza dai puri volumi di vendita delle automobili, spostando il focus sui servizi e sul miglioramento delle prestazioni del ciclo di vita del prodotto, portando ad una crescita dei ricavi per veicolo. La filiera automotive può sfruttare le sue forze nell’orchestrare ecosistemi complessi per guidare la transizione verso la circolarità, attraverso l’ottimizzazione della intera value chain e l’adozione di modelli as-a-service. Questo migliorerà l’impatto di sostenibilità e in parallelo aumenterà il value pool per veicolo”.