Fino al 2019 il cruccio dei risparmiatori era il denaro che non rendeva niente. Grazie alla pandemia, al ritorno dell’inflazione e a una guerra in Europa, ora hanno motivi di preoccupazione più corposi. In modo confuso molti temono addirittura che possa capitare di tutto. Merita quindi aggiornare un mio articolo sul Fatto Quotidiano di alcune settimane fa. Toccherò qui le questioni più importanti. Per maggiori approfondimenti segnalo il convegno online-webinar dell’8 giugno 2022, organizzato con l’università di Torino, “Le paure dei risparmiatori fra pandemia e guerra. Come valutare i rischi e le possibili soluzioni”. È gratuito, è solo richiesta l’iscrizione.
Le quotazioni scenderanno ancora? In particolare per il reddito fisso. Senza formulare previsioni, una cosa però va chiarita anche se un po’ complessa, per chi compra titoli indicizzati al costo della vita con un’ottica di medio-lungo termine. All’atto dell’acquisto si assicura un determinato rendimento reale a scadenza, per esempio lo 0,2% annuo sopra l’inflazione. E tale rendimento atteso risentirà pochissimo di successive variazioni dei tassi d’interesse e/o dell’indice dei prezzi. Invece coi titoli non indicizzati il risultato reale finale, inizialmente previsto più o meno buono, può trasformarsi in disastroso, mancando qualsiasi meccanismo di protezione. Vedi per esempio i Btp Futura 2037, emessi a 100 e scesi fino in quota 75.
Qualche banca fallirà? Ovvero più elegantemente: ci saranno bail-in? Nella situazione attuale il Governo ha già abbastanza problemi. Per cui impedirà nuovi crac bancari e in particolare quello del Monte dei Paschi di Siena. Per chi però vuole una sicurezza maggiore esistono i libretti postali, garantiti dallo Stato.
L’Italia finirà come la Grecia? Pure qui sull’immediato nessun pericolo, ma andando avanti la situazione potrebbe sfuggire di mano. Col Covid il debito pubblico è arrivato sul 150% del prodotto interno lordo. Potrà peggiorare con la guerra e le sanzioni contro la Russia. Tutto dipende moltissimo dalla politica della Banca Centrale Europea. Le mosse difensive sono le stesse di qualche anno fa: titoli di Stato di Paesi più affidabili, come la Germania o la Francia, fino alle banconote in cassetta di sicurezza.
Arriverà una patrimoniale straordinaria? Alcuni pensano appunto di alleggerire o addirittura svuotare i conti in banca. Paventano imposte patrimoniali dalla sera alla mattina, nel caso di grave peggioramento dei conti pubblici per le ripercussioni delle sanzioni economiche contro la Russia, l’aumento delle spese militari e cosi via. Svuotare i conti pare esagerato, ma resta vero in generale che una prudente diversificazione comprende una quota in contanti dei propri risparmi, per esempio un 5%.
L’inflazione non si fermerà? Secondo la tesi prevalente essa sarebbe passeggera. La causa prima è infatti la ripresa economica post-Covid e anche gli aumenti dei prezzi dell’energia si dovrebbero fermare. Ma qualche perplessità è legittima.
Sono da evitare versamenti nelle polizze vita, nei fondi pensione e in generale in tutta la previdenza integrativa, priva di difesa del potere d’acquisto. Tutto il risparmio gestito è da evitare, per la mancanza di trasparenza e impossibilità di controllo.
I soliti soggetti in conflitto di interessi e i soliti giornalisti pappagalli consigliano l’oro. Ma il suo andamento è erratico. A volte ha seguito l’inflazione, altre volte l’ha superata, ma ha pure condotto a perdite reali fino al 70%. Di fatto attualmente quota internazionalmente meno che prima dell’inizio della guerra: 1.853 dollari rispetto ai 1.906 del 24 febbraio scorso.
Per fortuna da vari anni esistono però soluzioni specifiche, molto più adatte: sono i titoli indicizzati direttamente al costo della vita: i Btp Italia (con uno nuovo in arrivo), i Btp-i e le analoghe emissioni tedesche o francesi. Hanno tagli bassi, mille euro, e non c’è nessun gestore che raschia via soldi in continuazione. Da evitare invece gli Eft (Exchange Traded Fund), che sono fondi comuni a gestione cosiddetta passiva: costi a parte, non offrono le garanzie dei titoli di Stato.