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Se il vostro partner ha un “ick” potete mettere una croce sopra la relazione. Ecco cos’è e cosa ne pensa lo psichiatra Andreoli

Sui social è ormai una parola che fa tendenza. Basta digitare l’hashtag su TikTok per vedere decine di riferimenti concreti. Un fenomeno dilagante.

di Simona Griggio

Un tempo era il congiuntivo. Quel magnifico sconosciuto. Sbucava fuori all’improvviso. Alla prima cena intima lui se ne usciva con un “se avrei, se potrei”. O peggio: “vorrei che mi dassi un bacio”. Buio. La donna invitata decretava interiormente il subitaneo fallimento dell’ipotetica relazione. Quel dettaglio fra tanti, illuminante, distruggeva ogni possibilità futura.
Oggi, per questo fenomeno di ravvedimento improvviso femminile c’è un nome specifico: “ick”. Cosa significa? E’ il termine inglese che indica il disgusto improvviso di una donna nei confronti dell’uomo. Quasi uno choc. Una reazione istantanea che, nostro malgrado, inquina irrimediabilmente l’immagine del partner prefetto. Il compagno che vorremmo accanto. Chi? Il maschio elegante e casual, altruista e protagonista, colto e alla buona, fragile e forte, profondo e leggiadro, sensibile e coraggioso, silenzioso e ciarliero, ascoltatore e affabulatore. Forse è impossibile che esista. Sui social “ick” è ormai una parola che fa tendenza. Basta digitare l’hashtag su TikTok per vedere decine di riferimenti concreti. Un fenomeno dilagante. Le donne pubblicano video in cui spiegano le loro motivazioni. Si va dall’abbigliamento sbagliato alle modalità di comunicazione, dai troppi post e selfie pubblicati ai baffi da ketchup quando si mangia un panino. E chi più ne ha più ne metta. Esempi vissuti? Una ragazza spiega che, con quel jeans tutto strappato il ragazzo che ha iniziato a frequentare non l’accompagnerà da nessuna parte. Un’altra mostra un aspirante fidanzato che le manda un video mentre inciampa con i pattini da ghiaccio. Lui, poverino è impacciato. Forse voleva farla ridere ma lei mette il pollice in giù: “Troppo ick”. Un’altra ancora si lamenta pubblicamente delle emoticon ricevute, occhioni troppo grandi e spedizioni a raffica. Chi sei? Uno spione?

Chiediamo a Vittorino Andreoli cosa pensa del “fenomeno ick”. Il celebre psichiatra, con decine di pubblicazioni, si è occupato anche della famiglia nell’epoca digitale. Dove famiglia sta anche per scelta e costruzione di un vero sentimento d’amore.
Ebbene, eravamo convinti che definisse negativamente il “fenomeno ick”. Invece Andreoli ribalta le nostre convinzioni. “Un primo aspetto positivo del fenomeno – spiega – sta nella considerazione femminile che un segno esteriore sia segnale di una dimensione interiore”. E fa una citazione dotta dal Canzoniere di Francesco Petrarca: “… di fuor si legge com’io dentro avampi…” . Ritenere che un elemento esteriore sia lo specchio di una dimensione interiore, per lui è significativo di una ricerca nuova e positiva da parte della donna. Il negativo? “Che ci possa escludere la presenza di una personalità interessante da una prima impressione”, risponde. E precisa: “Le scelte affettive che oggi chiamiamo relazionali non sono il frutto di una bacchetta magica. Occorrono attenzione, interesse e pazienza”. L’innamoramento immediato? Per Andreoli non esiste quando diventa proiezione su chi si incontra di un proprio ideale. “Diventa pura invenzione e non scoperta dell’altro”. E fa l’esempio di un uomo introverso, la cui conoscenza richiede tempo e volontà di approfondimento.

Cosa spinge quindi ad approfondire la relazione con un uomo che si presenta al primo appuntamento con i mocassini neri e i calzini bianchi corti? “Certo – puntualizza lo psichiatra – questo è un indice di gusto che per la donna può contare”. E aggiunge. “Se l’uomo guarda ancora agli aspetti più istintuali ed evidenti come l’avvenenza fisica (seno, gambe, sedere, labbra, ndr) la donna invece cerca oggi qualcosa di meno scontato”. Non si ferma ad aspetti quali ricchezza e muscoli, come un tempo. Vuole andare oltre. E questo è un dato positivo sulla sua evoluzione nella contemporaneità. In sintesi: l’uomo è rimasto un selvaggio? Un primitivo? Torniamo al discorso della pazienza. Il web offre un ritmo troppo elevato nella consumazione degli approcci. Che accresce sempre di più la distanza fra immagine ideale e reale dell’altro. Ma a trovarsi dalla parte sbagliata del confine, quello fra ick e non ick, sarebbero i maschi. Noiosi nel raccontare le loro imprese eroiche, narcisisti nel continuo postare se stessi, scontati nel condividere una musica senza prima sapere se piace, incauti e fuori contesto nello sfogarsi sui traumi provocati dalle deludenti esperienze precedenti. Ci vuole pazienza. Scoprire a poco a poco un uomo è l’antidoto al fenomeno ick. Tempo al tempo. Se qualcosa di interessante c’è: impegniamoci. Forse si paleserà. Viene in mente un personaggio perfetto con le donne. Si chiama Hercule Poirot ed è un investigatore francese (ops! Belga). La sua gentilezza, il suo attento ascolto dell’universo femminile, la sua intelligenza ed eleganza ne fanno un partner perfetto. Non è bellissimo ma capisce le più intime sfumature della donna. Dedito e devoto non rinuncia però alla sua folgorante genialità e autonomia. Se colpevoli, incrimina le donne contro la sua stessa volontà ed empatia. Peccato che sia un personaggio finto. Da film. E lo lasciamo lì a vivere nella finzione del cinema. E poi, non a caso, è single.

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