“Ho appena saputo che, su istruzione dell’Ufficio del presidente dell’Ucraina, è iniziata la raccolta delle firme dei deputati per esprimere un voto di sfiducia e le mie dimissioni dall’incarico nella seduta della Verkhovna Rada di domani 31 maggio. Stando alle mie informazioni, all’ufficio del presidente non sta bene la posizione attiva in merito alla raccolta dei dati sulla violazione dei diritti umani nei territori occupati”. Ad annunciarlo in conferenza stampa è Lyudmila Denisova, la commissaria per i diritti umani della Verkhovna Rada (il parlamento di Kiev), l’equivalente ucraino del nostro difensore civico. Dall’inizio della guerra, Denisova ha aggiornato costantemente i media sulle offensive dei russi contro cittadini inermi e obiettivi civili nelle regioni sotto il controllo di Mosca. Ancora poche ore fa, sul proprio canale Telegram, denunciava che le bombe e i missili sulle miniere avevano costretto a chiudere la più grande azienda produttrice di sale del Paese.
“Il capo del parlamento mi ha detto che la procedura del mio licenziamento sarà la seguente: dopo aver raccolto le firme dei deputati, la proposta verrà analizzata dall’assemblea. Mi hanno garantito che potrò parlare durante la seduta del comitato dei diritti umani ed esprimere la mia posizione“, riferisce ora. “Rimuovermi dal mio incarico di commissaria – aggiunge tuttavia – sarà una violazione della Costituzione ucraina, della legge marziale e delle norme di diritto internazionale. Accetterò ovviamente qualsiasi decisione dei deputati del Parlamento, sia che sia sfiducia o sostegno, ma questo mi ricorda un po’ uno Stato totalitario. E dobbiamo ricordare che il nostro sta andando verso l’Europa, in cui vige il diritto”, attacca. “Come l’ho saputo? Ho ricevuto un messaggio sul telefono in cui si diceva: “Cari parlamentari, vi si propone di votare per la sfiducia alla commissaria””, racconta.
“Nel 2020 – aggiunge – 47mila persone si sono rivolte al mio ufficio, nel 2021 67mila, e a oggi (nel 2022, ndr) abbiamo già più di 60mila richieste d’aiuto. Vuol dire che la fiducia nell’ufficio della commissaria è aumentata. Ho tenuto 68 incontri con le istituzioni internazionali in questi tre mesi per far capire i crimini commessi dalla Federazione russa in Ucraina. Della deportazione forzata e dei campi di filtraggio al confine tra la Russia e l’Estonia io ne ho parlato già prima dell’invasione, perché già il 18 febbraio molti nostri cittadini erano stati deportati dai territori occupati in Russia”, ha concluso.