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Valle d’Aosta, verso il primo referendum consultivo: depositate le firme per cambiare il sistema elettorale

Il comitato CreVda ha raccolto 3363 sottoscrizioni, ora gli uffici della Regione avranno due settimane per verificare che non ci siano irregolarità. Obiettivo: promuovere una riforma elettorale presidenziale con sistema maggioritario, cioè come in tutte le altre Regioni (ad eccezione del Trentino-Alto Adige)

Per la prima volta la Valle d’Aosta potrebbe votare per un referendum consultivo. Obiettivo: promuovere una riforma elettorale presidenziale con sistema maggioritario, cioè come in tutte le altre Regioni (ad eccezione del Trentino-Alto Adige). A spingere per il cambio di sistema elettorale sono 3363 firme raccolte dal comitato CreVda, ora depositate in Consiglio Regionale (per avviare l’iter del referendum consultivo ne bastavano 2200). Ora gli uffici della Regione avranno due settimane di tempo per verificare se il numero di firme sono sufficienti e che non ci siano irregolarità, dopodiché saranno direttamente i consiglieri regionali a decidere se opporsi o meno a questa iniziativa. Nel comitato CreVda, tra l’altro, fanno parte varie forze politiche in maniera trasversale, tra cui Fratelli d’Italia, Azione, Movimento 5 Stelle, Italia al Centro, Rinascimento, Rete Civica, Area Democratica e l’associazione culturale Evolvendo.

In Valle d’Aosta, a differenza delle altre Regioni in cui si vota con il Tatarellum, esiste ancora un sistema elettorale proporzionale, come quello nazionale della Prima Repubblica (o del cosiddetto Porcellum): si votano partiti e candidati e solo dopo si creano le maggioranze per la giunta in consiglio. Nell’urna l’elettore non può indicare la preferenza per un candidato presidente.

Fino al 2013 lo storico partito autonomista valdostano, l’Union Valdôtaine, ha sempre ottenuto la maggioranza assoluta dei voti, con percentuali che oscillavano dal 42 al 47 per cento, che permettevano di formare governi stabili che duravano per l’intera legislatura. Il crollo dell’egemonia unionista (il partito oggi è intorno al 15 per cento con soli 7 consiglieri regionali su 35) ha portato una crisi all’interno del sistema politico valdostano, con la conseguente avanzata delle forze politiche nazionali: come la Lega – oggi primo partito al 23% – e la nascita di nuovi movimenti autonomisti. Il risultato di questo cambiamento sociopolitico è stato un susseguirsi di continui cambi di coalizioni di governo durante le varie legislature, che hanno portato la Valle d’Aosta ad avere 7 maggioranze diverse con 7 diversi presidenti negli ultimi 9 anni.

La proposta del comitato CreVda prevede che le liste che si presentano alle elezioni regionali siano obbligate a indicare il Presidente della regione e la coalizione di cui fanno parte. La soglia di sbarramento viene ridotta al 4%, con un premio di maggioranza alla coalizione che vince che otterrà 21 seggi su 35. Per ottenere il premio di maggioranza la lista o coalizione che arriva prima deve però superare il 40% dei voti al primo turno, altrimenti ci sarà un ballottaggio tra le prime due. Grande novità sarà l’introduzione della doppia preferenza di genere. Tra le forze politiche presenti in Consiglio Regionale solleva qualche dubbio il doppio ruolo del Presidente della Valle d’Aosta, che, per via dell’articolo 4 del decreto legislativo luogotenenziale del 7 settembre del 1945, ricopre anche le funzioni prefettizie. Se dovesse essere introdotta questa riforma elettorale così com’è stata proposta dal comitato, i valdostani oltre al capo del governo regionale andrebbero a scegliere anche il capo delle forze dell’ordine sul territorio.