Cinque giorni prima di ogni udienza, il giudice relatore potrà rivolgere domande scritte agli avvocati: la relazione iniziale sarà sostituita da un'introduzione non superiore a cinque minuti. E in udienza ciascun giudice potrà interloquire direttamente con gli avvocati, anche interrompendoli con domande e obiezioni. Il presidente: "Mi piacerebbe vedere un vero dialogo durante le udienze, che troppo spesso sono un susseguirsi di monologhi"
Sulla scia di quanto avviene nelle Corti europee e nella Corte suprema degli Usa, anche le udienze della Corte costituzionale italiana vedranno d’ora in poi uno scambio (anche serrato) di vedute tra giudici e avvocati e non più il solo ascolto reciproco di relazioni già scritte. È una delle principali novità che emergono dalle modifiche alle “Norme integrative per i giudizi“, approvate la scorsa settimana dalla Consulta e pubblicate oggi sulla Gazzetta Ufficiale. Le nuove regole sono completate da un decreto del presidente, pubblicato oggi sul sito della Corte, ed entreranno in vigore a partire dall’udienza del prossimo 21 giugno. Ecco in sintesi le novità: cinque giorni prima di ogni udienza, il giudice relatore potrà rivolgere domande scritte agli avvocati della propria causa. La relazione iniziale sarà sostituita da una sintetica introduzione del relatore, di regola non superiore a cinque minuti. Nel corso dell’udienza, ciascun avvocato avrà a disposizione, di regola, quindici minuti per esporre le proprie difese e rispondere alle domande scritte del relatore. Ciascun giudice – non solo il relatore – potrà però interloquire direttamente con gli avvocati, anche interrompendoli con domande e obiezioni, arricchendo così la discussione della causa. Con le modifiche approvate, l’udienza diventerà non solo più vivace, ma soprattutto – sottolinea un comunicato della Consulta – più utile ai fini della decisione della Corte.
Le nuove regole sono state adottate il 24 maggio scorso, su iniziativa del presidente Giuliano Amato. “Mi piacerebbe vedere nel giudizio costituzionale un vero dialogo durante le udienze, che troppo spesso sono un susseguirsi di monologhi, del relatore e degli avvocati delle diverse parti, anzichè essere, come accade in altre Corti, un confronto vivo, fatto anche di domande e di risposte. C’è ogni tanto qualche cenno, ma se penso alla Corte Suprema americana o anche alle nostre Corti europee, mi sento molto più indietro”, aveva detto l’ex presidente del Consiglio in un’intervista a Donatella Stasio – capo ufficio stampa della Consulta – pubblicata sull’Annuario 2021 della Corte costituzionale. E nel podcast dell’intervista, pubblicato sul sito istituzionale, era stato ancora più esplicito: “Mi annoio ascoltando la relazione iniziale dei miei colleghi che spiegano il caso, anticipando già quello che diranno anche le parti, e poi gli avvocati delle parti che recitano il proprio precotto che avevano preparato prima. Io amo molto l’udienza come si svolge davanti alla Corte suprema degli Usa ma anche davanti alla Corte di Lussemburgo, la Corte di giustizia europea, fatta di domande dei giudici che interrompono gli avvocati. Davanti alla Corte Suprema un avvocato, se riesce a parlare tre minuti senza essere interrotto, ha già parlato troppo. Questo esige una forte preparazione di tutti sul tema, ma certo rende la cosa più viva”.