Nei primi quattro mesi del 2022 sono salite del 48%, a 254.493, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail. Di queste 261 hanno avuto esito mortale: in questo caso si registra, a differenza di quanto era avvenuto nel primo trimestre, un calo rispetto allo stesso periodo del 2021, con 45 casi in meno. Si tratta comunque di più di due lavoratori al giorno che non sono tornati a casa.
Nel dettaglio i dati rilevati al 30 aprile, “pur nella provvisorietà dei numeri”, sottolinea l’istituto, mostrano un incremento dei casi in itinere, passati da 48 a 70, mentre quelli in occasione di lavoro sono scesi da 258 a 191. La diminuzione ha riguardato l’industria e servizi (da 263 a 219 denunce) e il Conto Stato (da 18 a 11), mentre l’agricoltura ha registrato sei casi in più (da 25 a 31). Gli incidenti mortali sono stati 19 in meno rispetto ai 280 del periodo gennaio-aprile 2020 e 42 in meno rispetto ai 303 del periodo gennaio-aprile 2019. Ma l’Inail stesso segnala che “il confronto richiede cautele“, perché gli infortuni con esito mortale sono “soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Istituto, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2022”.
Dall’analisi territoriale emerge nel primo quadrimestre un incremento di due casi mortali nel Centro (da 56 a 58) e un decremento di 40 casi al Sud (da 87 a 47), di sei nel Nord-Ovest (da 80 a 74) e di uno nel Nord-Est (da 66 a 65). Nelle Isole il dato è stabile, con 17 decessi sia nel 2021 che nel 2022. Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano le Marche (+5 casi mortali), la Lombardia (+3) e le province autonome di Trento (+3) e Bolzano (+2). I maggiori decrementi, invece, sono quelli della Campania (-15), dell’Abruzzo (-10) e del Molise (-6).
Il calo rilevato tra i primi quadrimestri del 2021 e del 2022 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 29 a 28, sia soprattutto a quella maschile, che scende da 277 a 233. In diminuzione le denunce dei lavoratori italiani (da 267 a 217 decessi), in aumento quelle dei comunitari (da 10 a 15) e stabili quelle degli extracomunitari (29 in entrambi i periodi). Dall’analisi per classi di età, da segnalare gli aumenti dei casi mortali tra gli under 45 (da 71 a 93 casi) e i decrementi per i 50-64enni (da 172 a 114).
“Non investire in prevenzione e in sicurezza non è un incidente, è una scelta”, commenta la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, ricordando la campagna istituzionale di qualche anno fa dedicata all’uso delle cinture di sicurezza in auto. “Morti per scelte sbagliate, non per ‘incidenti’. Morti perché qualcuno ha deciso (scelto) di eludere la normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro, magari per risparmiare sui costi. Una normativa da rivedere certamente, da migliorare, ma da applicare una volta per tutte! Basta. È davvero arrivato il momento di scegliere da che parte stare. Noi come Uil l’abbiamo fatto, abbiamo scelto che i morti sul lavoro devono stare a zero e che il lavoro può essere fatto solo se in sicurezza”.