Prosegue il processo a Girona, in Spagna, all’uomo imputato per la morte di Niccolò Ciatti. Gli amici del giovane morto a Lloret de Mar alla giuria hanno raccontato che il colpo contro il 22enne fu inferto per infliggergli “il massimo danno possibile” e fu così “violento” da poter risultare addirittura “letale”. Il giovane fu ucciso nel 2017 nel corso di una vacanza in Spagna. Sotto processo Rassoul Bissoultanov, e il suo presunto complice Movsar Magomadov. Gli amici della vittima, come riporta l’agenzia di stampa catalana ACN ripresa da media locali, sono stati sentiti dal giudice. Quattro sono considerati testimoni oculari e hanno insistito sul fatto che Niccolò era già a terra quando fu colpito da quel calcio, il cui autore, secondo loro, sapeva colpire in quel modo “da professionista”. Ciatti, secondo anche quanto ricostruito dal pm, che chiede 24 anni di carcere per l’accusato, era già stato infatti colpito da Bissoultanov con almeno un pugno. D’altro canto, aggiunge l’ACN, non c’è unanimità tra i testimoni sul presunto ruolo di Magomadov, che la procura, a differenza della famiglia della vittima non ritiene complice bensì semplicemente un testimone.

Bissoultanov è un lottatore esperto” che ha puntato a colpire la vittima con un calcio alla tempia, quindi “nel punto più delicato”, sapendo perciò “benissimo” che gli avrebbe “provocato la morte”. Ed è questo l’argomento principale che gli avvocati della famiglia del giovane utilizzeranno nel processo come ha spiegato all’Ansa Agnese Usai, legale italiana della famiglia di Niccolò, aggiungendo che la “prova regina” per sostenere la tesi dell’accusa è un video a suo tempo consegnato alla polizia catalana. “Lì si vede chiaramente” come è avvenuta l’aggressione, ha affermato. Una tesi che combacia con la ricostruzione della procura. La difesa dell’imputato sostiene invece che l’uomo non abbia voluto uccidere Niccolò, e quindi sia solo colpevole di omicidio preterintenzionale.

Le deposizioni di Bissoultanov e del suo presunto complice, Movsar Magomadov, dovrebbero invece aver luogo mercoledì. Nel frattempo, riporta l’agenzia di stampa ACN, oggi sono stati sentiti il Dj e personale della sicurezza della discoteca St. Trop di Lloret de Mar, dove fu aggredito Ciatti. Alcuni testimoni hanno affermato che quella notte ci fu una discussione tra due gruppi e che gli imputati erano “molto aggressivi”. “Non è stata una rissa, è stata una vera e propria aggressione- ha detto Luigi Ciatti, padre di Niccolò a Radio Capital – I tre ceceni che hanno ucciso mio figlio sono tutti combattenti, conoscono le arti marziali e hanno colpito per uccidere. I tre aggressori non avevano un graffio, un segno, sono dei picchiatori. Mio figlio stava ballando, c’è un video che lo testimonia. I tre assassini sapevano benissimo cosa stavano facendo, colpivano per uccidere”. Poi Ciatti ha commentato la sua reazione fuori dal tribunale quando ha gridato ‘assassino’ ad uno degli accusati: “Immaginatevi il dolore di trovarsi a due metri dagli assassini di mio figlio, che arrivavano in tribunale come se nulla fosse”. “La nostra rabbia è esplosa in parole, nulla di più”.

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