La zia di un ragazzino di 13 anni che nel 2017 ha perso la madre, uccisa dal marito, ha aspettato fino al 17 maggio prima di ottenere il pagamento di marzo. Pochi giorni dopo, l’Istituto di previdenza ha cambiato idea e revocato il beneficio perché ka “richiedente non è la madre del minore”. Fino a gennaio la famiglia che ha accolto il ragazzo e la sorella aveva diritto ad assegni familiari e detrazioni
Le notizie sui problemi dell’assegno unico si susseguono ormai quotidianamente. E i casi di disagi causati dalla burocrazia si moltiplicano. Questa volta a farne le spese è un ragazzo di 13 anni che nel 2017 ha perso la madre, uccisa dal marito a Noventa del Piave. O meglio, la zia del minore, nominata tutrice dal Tribunale di Venezia. Dopo aver presentato domanda all’Inps a gennaio per ricevere l’assegno unico che le spetterebbe a norma di legge, la donna ha aspettato fino al 17 maggio prima di ottenere il pagamento di marzo. Ma, pochi giorni dopo, l’Istituto di previdenza ha cambiato idea: assegno revocato e restituzione dei 175 euro ricevuti. Motivo? La “richiedente non è la madre del minore”.
“Oltre il danno, la beffa”, commenta Marianna, la cugina del ragazzo, collaboratrice dell’associazione Federcontribuenti, “anche perché l’errore è stato dell’Inps: le domande prima si lavorano e poi si accolgono”. I problemi sono nati in seguito all’introduzione dell’assegno unico, avvenuta a marzo, in sostituzione di tutti gli strumenti precedenti. Fino a gennaio di quest’anno, infatti, la famiglia che aveva accolto il ragazzo e la sorella, ora maggiorenne, nella propria casa di Torre del Greco, vicino a Napoli, aveva potuto contare sull’assegno per il nucleo familiare (Anf). “A mio padre erano state riconosciute pure le detrazioni sul 730” prosegue Marianna. “Sono state queste piccole cose insieme a quello che veniva donato dalla fondazione Pol.i.s (che aiuta le vittime di episodi di criminalità, ndr) a permettere ai miei cugini di studiare”.
L’odissea inizia a gennaio quando la famiglia inoltra la domanda per l’assegno unico, sbarrando nel modulo la casella “tutore del figlio”. A marzo, poi, partono i primi pagamenti ai beneficiari ma la richiesta della madre di Marianna rimane congelata. In istruttoria, per essere precisi. Questo finché, ad aprile, alle diverse pec mandate dalla famiglia, l’Inps di Torre del Greco risponde chiedendo ulteriori documenti, senza specificare però quali. “Sono stata io a pensare che avessero bisogno della sentenza di nomina del tutore e così gliel’ho inviata”, continua Marianna. La richiesta viene finalmente accolta ma, poi, dopo aver pagato il 17 maggio la quota di marzo, il 26 maggio l’Inps revoca la domanda. E chiede indietro anche i 175 euro. “Me ne sono accorta andando a vedere sul fascicolo previdenziale di mia madre. Poi stamattina (27 maggio, ndr), dall’Inps di Torre del Greco l’hanno chiamata per scusarsi e le hanno detto che, purtroppo, l’assegno unico non può essere dato ai tutori”, spiega Marianna. “Nella domanda che abbiamo compilato, però, c’era scritto che il sussidio era destinato a genitori, genitori in affidamento pre adottivo e tutori”. Nel frattempo, dall’Inps di Torre del Greco hanno fatto sapere di aver inoltrato la pratica agli uffici di Roma per cercare una soluzione.
Ilfattoquotidiano.it ha contattato l’Inps venerdì 27 maggio chiedendo chiarimenti. Per ora non ha ottenuto risposta.