Il 4 maggio scorso l'uomo, 57 anni, ha ucciso in casa sua la moglie Stefania e la figlia Giulia di 16 anni e ferito gravemente il ragazzo. Per gli avvocati per l'uomo sarà necessaria una perizia pscihiatrica
A 27 giorni dalla strage di Samarate (Varese), il 23enne Nicolò Maja, scampato alla furia del padre è sveglio e riesce a comunicare a gesti. Il 4 maggio scorso Alessandro Maja ha ucciso in casa sua la moglie Stefania e la figlia Giulia di 16 anni e ferito gravemente il ragazzo. L’avvocato di famiglia Stefano Bettinelli ha confermato all’Ansa il risveglio del giovane: “Nicolò è decisamente migliorato e sembra davvero riesca a rispondere, anche se a gesti, alle domande una notizia bellissima, seppure la prognosi non sia stata ancora sciolta e il percorso sarà molto, molto lungo”. Intanto Maja, 57 anni, è tornato in carcere per informarlo che il figlio è uscito dal coma.. “Gli abbiamo comunicato che Nicolò ha dato segni di miglioramento, che si è mosso, e lui ha reagito con una parvenza di sorriso, ma è come se vivesse in un mondo tutto suo”, ha detto l’avvocato. “Ci ha detto che sta assumendo circa 15 pastiglie al giorno, che credo siano necessarie per tenerlo sedato, per questo non credo che traspaiano molte emozioni”. Maja, che inizialmente era stato dichiarato incompatibile con il carcere per le sue condizioni psichiatriche, è quindi rientrato nel penitenziario monzese, sulla base della decisione dei medici. “Non so cosa abbiano concluso i dottori, noi non sappiamo nulla – ha aggiunto Milani – Di certo serve una perizia psichiatrica che certifichi se Maja fosse o meno capace di intendere e volere quando ha agito“.
Maja, 57 anni, designer milanese, dopo il massacro aveva tentato di darsi fuoco. Al giudice per le indagini preliminari di Busto Arsizio (Varese) Piera Bossi, ha detto di aver trucidato la sua famiglia, senza “sapere come sia potuto succedere. Mi sentivo un fallito, responsabile di non poter garantire lo stesso tenore di vita alla famiglia in futuro, ma non so perché ho agito così “. Confuso ma allo stesso tempo lucido nel ricordare quella drammatica notte, Maja aveva ripercorso la serata in famiglia, la cena e la pastasciutta, e i piatti che ha lavato lui stesso a mano. Poi, sempre secondo la sua versione dei fatti, quando tutti sono andati a dormire, Giulia e Nicolò nelle loro camere e Stefania sul divano, lui ha iniziato a vagare per casa, nel buio, con quel senso di oppressione che lo tormentava da settimane, apparentemente senza motivo, per la situazione economica familiare, di cui aveva parlato sia con la moglie che con il suocero.
Maja ha proseguito la ricostruzione dei fatti, rispondendo alle domande degli inquirenti, dettagliando la sequenza con la quale ha aggredito la sua famiglia: prima Stefania, poi Giulia e infine Nicolò, senza prima sedarli. Un delitto d’impeto per la difesa che, però, ha già chiesto che il 57 enne venga sottoposto a perizia psichiatrica, un duplice omicidio e un tentato omicidio che corrono sul filo della premeditazione per l’avvocato dei Pivetta, Stefano Bettinelli, il quale sostiene che “se ci si sente oppressi dai debiti, come spesso accaduto, ci si uccide ma non si ammazza la famiglia“.