Il provvedimento è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari, Carlo Ottone De Marchi. Per l’accusa, sostenta dal pm Paolo Storaru, i medici avrebbero percepito a partire dagli anni '90 una percentuale sulle forniture per un ammontare annuo tra 5mila e 8 mila euro in contanti. L’inchiesta ha anche documentato con immagini lo scambio del denaro
Uno sorta di stipendio annuo per prescrivere apparecchi per i denti non necessari e con costi raddoppiati “i cui costi venivano scaricati sui pazienti”. Sono cinque gli arresti per corruzione nell’ambito di una inchiesta per associazione per delinquere, corruzione e falso. L’ipotesi della procura di Milano è che fossero pagate e intascate tangenti su contratti per la fornitura di protesi dentali e apparecchi per bambini. Per questo la Guardia di finanza ha arrestato due medici odontoiatri delle Asst di Milano e Lodi e tre dipendenti di una società specializzata nel settore. Il provvedimento è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari, Carlo Ottone De Marchi. Per l’accusa, sostenta dal pm Paolo Storaru, i medici avrebbero percepito a partire dagli anni ’90 una percentuale sulle forniture per un ammontare annuo tra 5mila e 8 mila euro in contanti. L’inchiesta ha anche documentato con immagini lo scambio del denaro.
Agli arresti domiciliari Giorgio Coccolo, odontoiatra negli ambulatori della Asst Milano Nord, Gianfranco Colella, dentista presso l’ospedale Delmati di Sant’Angelo Lodigiano, Roberta Miccichè, legale rappresentante della azienda del settore Wisil Latoor srl, e due collaboratori. Le accuse sono Le Fiamme gialle oltre ad eseguire gli arresti hanno effettuato una serie di perquisizioni tra Milano, Monza Brianza, e Varese.
La procura ipotizza un sistema in cui alla fine per i pazienti i costi di una protesi dentale o di un apparecchio di ortodonzia erano gonfiati. Nell’indagine è stato accertato il rilascio di prescrizioni di apparecchi di ortodonzia non necessari, non impiantati o dai costi indebitamente raddoppiati; nell’ambito delle protesi, invece, prescrizioni mediche con voci accessorie, non corrispondenti ai trattamenti effettuati, al solo fine di aumentare il valore finale della prestazione per la successiva fatturazione e pagamento da parte dell’ignaro paziente. In cambio di tale impropria attività, i medici compiacenti avrebbero ottenuto dalla società fornitrice un compenso calcolato in percentuale sul fatturato procurato all’azienda mediante le prescrizioni mediche effettuate. Compenso corrisposto con presunte mazzette consegnate brevi manu o con sconti per i propri studi privati.
Colella, stando alla misura firmata dal giudice, era soprannominato all’interno della Wisil Loatoor, azienda che avrebbe versato le presunte tangenti, “come ‘l’imperatore”. “Approssimativamente il dott. Colella – ha messo a verbale una testimone – per ogni semestre, almeno dal 2018, ha ricevuto una busta contenente una cifra che varia tra i 4mila e gli 8mila euro“. Come si legge ancora negli atti (perquisizioni sono state disposte a carico di 12 persone), questo “sistema di corruttela, che si protrarrebbe già dagli anni ’90 sotto l’iniziale guida dell’allora rappresentante legale della Wisil, il defunto Fulvio Tonesi, e che sarebbe stato portato avanti da Micciché (attuale legale rappresentante dell’azienda, ndr) quantomeno dal 2013 al 2020 con la costante collaborazione di Balducci e Cosentino”, due collaboratori di Micciché, “risulta tutt’ora in corso”. Oltre ai due medici arrestati, come si legge negli atti, sono indagati anche altri medici in quanto perché anche loro “si presterebbero alla messa in atto di un sistema illecito concordato con la Wisil a danno degli utenti in cura presso gli ambulatori” per i quali venivano ‘gonfiati’ i costi delle prestazioni. È stata “immediatamente istituita una Commissione di indagine interna per ogni opportuno approfondimento” sull’inchiesta avviata dalla magistratura milanese circa presunte prescrizioni di protesi dentali inutili da parte di due odontoiatri attivi all’Asst Nord Milano e all’Asst di Lodi. Lo comunica in una nota la direzione generale Welfare di Regione Lombardia, che esprime “piena fiducia negli inquirenti ed assicura massima collaborazione per un rapido e completo accertamento dei fatti e delle responsabilità“.