Un vizio di mente per ottenere uno sconto di pena. E’ su questo che sta puntando la difesa di Alberto Genovese: l’imprenditore è imputato con l’accusa di aver violentato due modelle, dopo averle rese incoscienti con mix di cocaina e ketamina. Una delle due aveva 18 anni e secondo l’accusa sarebbe stata violentata il 10 ottobre 2020, durante una festa nel suo attico con vista sul Duomo. La seconda ragazza aveva 23 anni ed era ospite in una villa di lusso a Ibiza nel luglio precedente.

Per Genovese il gup Chiara Valori ha ammesso la sua richiesta di essere processato con rito abbreviato (sconto di un terzo sulla pena e a porte chiuse) condizionato, tra l’altro, al deposito di una mole di documenti, tra cui relazioni mediche sulla sua dipendenza da droghe e alcol e sulle condizioni psicologiche. Così è entrata negli atti, che il giudice dovrà valutare, una consulenza di 36 pagine, firmata dai professori Pietro Pietrini e Giuseppe Sartori, nella quale si evidenza che la “capacità di intendere e di volere” del fondatore di tante start up digitali era “al momento dei fatti, quantomeno grandemente scemata“. E ciò perché “l’alterazione cognitiva dovuta all’abuso” di stupefacenti gli ha “impedito” di “discernere pienamente i confini tra il consenso iniziale” della 18enne che subì abusi a Terrazza Sentimento e “il successivo venir meno del consenso” e non ha saputo “comprendere quando fosse il momento opportuno di fermarsi”.

“Siamo soddisfatti dell’accoglimento della nostra richiesta da parte del Gup, da cui consegue la possibilità di approfondire sempre meglio la vicenda sotto molti aspetti”, ha commentato l’avvocato Davide Ferrari, che difende Genovese col collega Luigi Isolabella. Nel frattempo, il legale Luigi Liguori, che rappresenta come parte civile la ragazza violentata quando era appena maggiorenne, ha raccontato che “è invalida permanente al 40%, ha problemi fisici e psicologici e non può più fare la modella, il lavoro che faceva”. E ha ricordato che i danni da lei subiti sono stati calcolati per una cifra che arriva ad “un milione e mezzo di euro“. Genovese le aveva offerto 130mila euro come risarcimento e 25mila euro all’altra ragazza. Cifre che sono state rifiutate.

Dagli atti depositati dalla difesa risulta, come scrivono i consulenti, che il 51enne, con un patrimonio da centinaia di milioni di euro, oltre a problemi “cognitivi” legati alle enorme quantità di droghe assunte soffre pure di un disturbo di personalità con tratti “istrionici, narcisistici e ossessivo compulsivi”. Un “circolo vizioso” che ha portato ad uno “scompenso dell’equilibrio psichico“. Effetti ci sono stati anche sulla “sua attività lavorativa”. Ora, però, inserito da mesi in una comunità di recupero ai domiciliari, “risulta essere una persona prudente e priva di pericolosità”. E ha una “volontà di riscatto sociale“: vuole occupare il tempo al “placement lavorativo dei pazienti ex-tossicodipendenti”. Il 27 giugno, dopo l’esame di una psicologa, si farà interrogare in aula. Sarà sentita anche l’ex fidanzata, imputata per il concorso nella violenza nell’isola spagnola. Il 7 luglio parola all’aggiunto Maria Letizia Mannella e ai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini, il 18 luglio alla difesa e il 19 settembre dovrebbe arrivare il verdetto.

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