"Stasera la Danimarca ha inviato un segnale importante. Ai nostri alleati in Europa e nella Nato e a Putin. Dimostriamo che quando Putin invade un Paese libero e minaccia la stabilità in Europa, noi ci riuniamo", ha dichiarato la premier Mette Frederiksen con ormai il 97% delle schede scrutinate. Una reazione, quella del popolo danese, direttamente collegata all'invasione russa del Paese di Volodymyr Zelensky
Anche in Danimarca le preoccupazioni per la guerra in Ucraina hanno portato la popolazione a chiedere maggiore impegno nel campo della difesa. È quanto emerge dal risultato di un referendum destinato a diventare storico per il Paese europeo: il 67% dei cittadini aventi diritto hanno infatti votato a favore dell’integrazione alla politica di difesa europea, mettendo di fatto fine alla stagione dell’opt-out (esenzione) che aveva caratterizzato l’esperienza del Paese scandinavo in Unione europea.
“Stasera la Danimarca ha inviato un segnale importante. Ai nostri alleati in Europa e nella Nato e a Putin. Dimostriamo che quando Putin invade un Paese libero e minaccia la stabilità in Europa, noi ci riuniamo”, ha dichiarato la premier Mette Frederiksen con ormai il 97% delle schede scrutinate. Una reazione, quella del popolo danese, in linea con quella dei suoi vicini. L’invasione russa dell’Ucraina ha portato i Paesi europei ad optare per un maggiore impegno militare nel blocco Nato-Ue. Lo dimostrano le richieste ufficiali di Svezia e Finlandia di entrare a far parte del Patto Atlantico, abbandonando la loro storica (e finora mai messa in discussione) neutralità. Lo confermano anche i sondaggi in altri Stati del Vecchio Continente, come Irlanda e Svizzera, dove le posizioni neutrali hanno man mano lasciato spazio a prese di posizione filo-occidentali.
Questa non è la prima volta che ai cittadini danesi viene chiesto di esprimersi sull’esenzione dai contributi nel settore difesa in Ue. L’ultima volta era stato nel 2015, ma anche in quell’occasione, come nelle precedenti, dalla popolazione era sempre arrivato il segnale di mantenere l’opt-out, anche per salvaguardare lo stato sociale. La guerra innescata da Vladimir Putin, però, ha scardinato anche quest’ultima certezza.