La manifestazione, convocata dai confederali ma anche dall’Anief contro il Decreto legislativo 36 sul reclutamento e sulla formazione obbligatoria, ha visto l’adesione di 164.725 persone tra docenti, Ata e presidi
Si aspettavano una riposta più massiccia ma il giorno dopo lo sciopero (al quale hanno partecipato il 17,30% dei lavoratori dell’istruzione), le organizzazioni sindacali del mondo della scuola si dichiarano soddisfatte. La manifestazione convocata dai confederali ma anche dall’Anief contro il Decreto legislativo 36 sul reclutamento e sulla formazione obbligatoria ha visto l’adesione di 164.725 persone tra docenti, Ata e presidi. Ora si aspettano una risposta dal Governo, le modifiche in parlamento e se non bastasse sono tutti convinti di smontare i decreti attuativi pezzo per pezzo.
“Certamente”, ammette al Ilfattoquotidiano.it Ivana Barbacci, segretaria nazionale della Cisl Scuola, “ci aspettavamo numeri più alti rispetto agli ultimi scioperi e ci sono stati. Va detto che abbiamo dovuto organizzare la nostra iniziativa in 29 giorni e che la fine dell’anno scolastico ha fatto la sua parte perché molti docenti hanno scelto di far prevalere l’interesse degli alunni (viaggi d’istruzione, riunioni fissate da tempo etc) al loro. Inoltre sono cambiati i tempi e la categoria deve fare i conti con uno stipendio più fragile”. A complicare le cose ci si è messo il ministero che non ha agevolato il confronto tra i sindacati e i lavoratori: i primi, infatti, a fronte della quota ormai raggiunta del numero di assemblee concesse, hanno chiesto di usare le ore del prossimo anno ma da viale Trastevere non è arrivata alcuna risposta.
Soddisfatto, tuttavia, Rino Di Meglio della Gilda: “Visti i tempi è un buon risultato. Temevamo peggio”. Ancor più ottimisti Elvira Serafini dello Snals e Marcello Pacifico, presidente dell’Anief. La prima ci spiega: “La risposta dal popolo della scuola c’è stata. Tra l’altro il dato definitivo ci sta arrivando in queste ore perché molte segreterie erano chiuse”. Parole alle quali Pacifico aggiunge: “È un buon dato visto che siamo a fine anno. Ora serve che il governo apra un dialogo con noi. Non ci basta quell’incontro di fine aprile in cui ci sono state solo presentate delle slide”.
La fase due per il sindacato è già iniziata: i confederali stanno incontrando ad uno ad uno i partiti di maggioranza e già si parla di modiche in arrivo. L’obiettivo numero uno è evitare i tagli sugli organici di potenziamento (11.600 cattedre in meno) previsti dal Decreto per recuperare i finanziamenti necessari per creare l’Alta scuola di formazione e i bonus da elargire ai docenti ritenuti più meritevoli. Un migliaio di emendamenti sono già sul tavolo. I sindacati vorrebbero metter mano anche alle regole per la selezione dei precari a cui non viene riconosciuto il loro percorso rispetto i neolaureati. Pronta anche la fase tre, quella della contrattazione: “È lì – dice Di Meglio – che ci dovremo confrontare su alcune questioni che sono entrare del Decreto 36”. Il contratto è scaduto da oltre tre anni e le organizzazioni dei lavoratori arriveranno all’appuntamento agguerrite. “È chiaro – specifica Barbacci – che il “Patto per la Scuola” è stato totalmente disatteso in questo caso”. La segretaria della Cisl, dal palco di piazza Santi Apostoli, lunedì, ha lanciato un appello a Mario Draghi ma il premier non sembra averlo sentito. Per ora.