Nelle prossime settimane sono attesi "progressi significativi" sul fronte dei vaccini adattati contro il Covid come ha spiegato Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), ribadendo che l’obiettivo è di dare il via libera ai primi nuovi vaccini in settembre
Mentre si registra un calo generalizzato dei contagi da Sars Cov 2 in Italia e in Europa, è già tempo di pensare alla strategia per i prossimi mesi per fronteggiare l’autunno e la possibile recrudescenza dell’epidemia. La Commissione europea e l’azienda Usa Moderna (che ha sviluppato uno dei due vaccini anti Covid a Rna messaggero, ndr) hanno raggiunto un accordo per garantire che la consegna dei vaccini sia adattata alle esigenze degli Stati membri.
Sulla base di questo accordo, l’azienda rinvierà la consegna di alcune dosi inizialmente previste per il secondo trimestre del 2022, a più tardi nel corso dell’anno. Inoltre, se un vaccino adattato alle nuove varianti del coronavirus riceverà un’autorizzazione all’immissione in commercio dell’Ue a seguito della valutazione dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), una parte delle dosi previste per aprile, maggio e giugno potrebbe essere somministrata come vaccini di richiamo adattati alle attuali varianti Covid-19 a partire da settembre e nei mesi autunnali e invernali del 2022. L’accordo consentirà inoltre la consegna di vaccini adattati alle future varianti, sempre dopo l’approvazione dell’Agenzia europea per i medicinali, in modo che gli Stati membri possano rispondere a eventuali sviluppi epidemiologici entro la fine dell’anno e continuare a sostenere i paesi partner a livello globale. E in questo senso nelle prossime settimane sono attesi “progressi significativi” sul fronte dei vaccini adattati contro il Covid come ha spiegato Marco Cavaleri, responsabile della strategia vaccini dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), ribadendo che l’obiettivo è di dare il via libera ai primi nuovi vaccini in settembre.
Nei giorni scorsi il ministro della Salute, Roberto Speranza, aveva spiegato che sarà valutata “con la nostra comunità scientifica l’ipotesi di una vaccinazione generalizzata o per fasce a partire dall’autunno e l’auspicio è che ci possa essere un vaccino aggiornato sulle varianti. Valuteremo a quali fasce generazionali offrirlo. Nel frattempo però il mio appello è molto forte a non aspettare per la quarta dose, per chi ha più di 80 anni, per chi vive nelle Rsa, per chi tra i 60 e i 79 anni ha particolari condizioni di fragilità. È importante, ha detto, essere protetti. Quanto all’aggiornamento del vaccino, il processo non è ancora chiuso e abbiamo bisogno che il nuovo vaccino venga formalmente acquisito dalle agenzie regolatorie e solo in quel momento potremo fare valutazioni definitive”.
La campagna vaccinale è infatti in stallo: sono ferme le percentuali di chi ha ricevuto una dose di vaccino, idem di chi ha completato il primo ciclo vaccinale e dovrebbe farsi somministrare la terza. Anche la fascia che dovrebbe ricevere la quarta dose ovvero il secondo booster, quindi immunocompromessi e altri fragili, non ha raggiunto cifre quantomeno confortanti. A certificare la situazione è l’ultimo report della Fondazione Gimbe, nella quale si sottolinea come tra il 25 e il 31 maggio si sia ulteriormente ridotto il numero dei nuovi vaccinati: appena 4.015 prime somministrazioni, con sole 948 tra gli over 50, i più esposti al rischio di malattia grave. Restano quindi 6,86 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino, di cui circa 4 milioni di attualmente vaccinabili e 2,87 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da Covid.