Era stato nemico giurato di Pablo Escobar, arrivando a sostituirlo al vertice mondiale del commercio di cocaina. El ajedrecista lo chiamavano, il giocatore di scacchi, perché riusciva sempre ad anticipare le mosse di nemici e investigatori. È morto Gilberto Rodríguez Orejuela, capo del cartello della droga di Cali insieme al fratello Miguel – ancora in carcere negli Usa – e tra i più temuti narcotrafficanti al mondo fino al suo arresto, avvenuto nel 1995 in Colombia. Il “Signore della droga” aveva 83 anni e si è spento in un ospedale del North Carolina dopo quasi due decenni di detenzione negli Stati Uniti, dove era stato estradato nel 2004 per scontare una pena trentennale.
“I figli e la moglie di Gilberto informano con rammarico che nostro padre e marito è morto per un linfoma”, ha scritto in un comunicato la figlia Alexandra spiegando che la morte è avvenuta lo scorso martedì. Stando alla US Drug Enforcement Administration, il cartello guidato dai fratelli Orejuela era arrivato a gestire, durante gli Anni novanta, circa l’80% del traffico mondiale di cocaina e intratteneva rapporti criminali con la Camorra, che si occupava di distribuire in Europa la droga esportata dalla Colombia all’interno di un’alleanza strategica. Un traguardo criminale raggiunto dopo la morte di Escobar, leader del cartello di Medellin ucciso nel 1993.
Ufficialmente Orejuela gestiva una catena di farmacie e insieme al fratello riusciva a intrattenere rapporti d’affari ad altissimi livelli, con entrature anche tra i vertici della politica, spesso foraggiati con tangenti per riuscire ad avere un trattamento di favore. Secondo diverse fonti, gli uomini del cartello di Cali si sono resi protagonisti, attraverso i “Grupos de limpieza social”, di centinaia di omicidi tra i cosiddetti “indesiderabili”, cioè persone appartenenti agli strati sociali più bassi – bambini di strada e senzatetto – nonché prostitute e omosessuali. I commando agli ordini degli Orejuela hanno anche combattuto contro i guerriglieri delle Farc durante gli Anni novanta.