La scultura, donata all'amministrazione dalla Fondazione Craxi, è stata installata nella piazza che porta il nome dell'ex presidente del Consiglio che morì da latitante dopo due condanne definitive per tangenti e finanziamento illecito. Il sindaco: "Polemiche? Non mi importa". Alla base del monumento si ricordano i fatti di Sigonella e si definisce il leader Psi uno "statista"
Un busto, il primo in un capoluogo di provincia in Italia, per ricordare Bettino Craxi. È il Comune di Rieti a sdoganare il ricordo del leader del Partito Socialista Italiano attraverso una statua. La scultura, donata all’amministrazione dalla Fondazione Craxi, è stata installata nella piazza che porta il nome dell’ex presidente del Consiglio nel quartiere Campoloniano e all’evento partecipano, oltre al sindaco Antonio Cicchetti, anche i figli del leader del Psi Bobo e Stefania, recentemente eletta alla guida della commissione Esteri del Senato.
Craxi morì nel 2000 ad Hammamet, in Tunisia, da latitante. Nel corso di Tangentopoli aveva infatti incassato due pesanti condanne definitive, una per le tangenti Eni-Sai (5 anni e mezzo) e l’altra per finanziamento illecito per la metropolitana di Milano (4 anni e mezzo). E al momento della morte restavano aperti altri processi che lo vedevano imputato. “Nel 2001, quando già guidavo l’amministrazione, ho intitolato una piazza a Craxi, ora completo l’opera”, ha dichiarato il sindaco della città – ora in Forza Italia e un passato nel Msi – annunciando che delle polemiche “non mi importa”. “Vent’anni fa non ce ne furono, soprattutto perché tutti quelli di sinistra speravano di catturare i voti dei socialisti”. Quella di Rieti è la prima statua dedicata a Craxi in un capoluogo di provincia italiano, mentre una scelta simile è già stata fatta da un altro comune, quello di Aulla, in provincia di Massa Carrara, ‘casa’ di Lucio Barani, che da sindaco la fece erigere scrivendo alla base “statista, esule e martire”.
Il motivo del ricordo a Rieti? Così recita la targa sotto il monumento: “Allo Statista Bettino Craxi. A ricordo della “notte di Sigonella” quando, con fermezza di carattere e tempestività di decisioni, dimostrò spiccato senso patriottico. E ricordò al mondo intero che si può essere alleati di qualcuno senza diventarne sudditi”. I fatti di quella notte sono assai noti: Craxi intraprese un braccio di ferro con il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan rifiutando di consegnare i dirottatori della nave Achille Lauro. Era l’ottobre 1985 e durante il sequestro dell’imbarcazione da crociera da parte di un gruppo di terroristi palestinesi venne ucciso il passeggero ebreo americano, Leon Klinghoffer.
La notizia il suo omicidio venne a galla solo dopo che i dirottatori avevano accettato di lasciare la nave e tutte le persone a bordo in cambio di un corridoio sicuro verso la Tunisia. A quel punto gli Usa intercettarono con aerei militari il Boeing dell’Egypt Air che stava portando il commando in salvo e lo fecero atterrare nella base di Sigonella, in Sicilia. Il governo italiano si oppose però alla consegna, arrivando a circondare con i carabinieri, armi in pugno, i militari americano che avevano a loro volta circondato l’aereo. Una notte di tensione alla fine della quale Craxi ottenne che il capo Abu Abbas e gli altri appartenenti al gruppo terroristico venissero presi in consegna e processati dall’Italia.