Il dirigente troppo solerte è stato punito. Gli hanno tolto l’incarico che occupava da due anni, dopo un regolare bando, ma che aveva già svolto per due decenni, autorizzando all’incirca 50mila eventi in provincia di Trento. C’è anche la sua firma sui provvedimenti che hanno consentito il transito del Giro d’Italia, le partite di calcio professionistiche, le sagre o la corsa automobilistica Trento-Bondone. Tutta colpa del concerto di Vasco Rossi che il 20 maggio ha attirato alle porte della città 120mila fans e delle osservazioni critiche che il dipendente pubblico aveva redatto, non ritenendo l’area scelta per lo spettacolo idonea ad ospitarlo. Marzio Maccani, 62 anni, di cui 35 alle dipendenze della Provincia autonoma, laurea in Giurisprudenza a Padova, è il dirigente del servizio di polizia amministrativa provinciale. Come riferisce Il Dolomiti, ha ricevuto una telefonata del suo diretto superiore che lo ha informato della rimozione dall’incarico. Il provvedimento, che è stato secretato e non gli è ancora stato notificato, avrà corso da lunedì. “Chi si adegua viene premiato e chi non si adegua viene punito, non credo sia un buon segno per la pubblica amministrazione del Trentino che è sempre stata sinonimo di correttezza ed efficienza. Certi provvedimenti li trovo sconcertanti più per chi li adotta che per chi li subisce” è il suo commento. “È un segnale per me e tanti altri colleghi. Per fortuna è stata una giornata di sole e tutto è andato secondo i piani, ma immaginiamo cosa sarebbe potuto accadere se per un imprevisto qualcosa fosse andato storto”. A ilfattoquotidiano.it conferma: “Di più non voglio aggiungere, per spirito istituzionale non ho mai rilasciato interviste, ma tutto è chiaro se si esaminano documenti, mail, lettere e delibere”.
Dall’analisi degli atti ufficiali, in effetti, è possibile ricostruire una vicenda cominciata la scorsa estate e giunta ora a un epilogo che suona da sconfessione punitiva nei confronti di chi ha segnalato rischi per la pubblica incolumità. In estate arriva all’ufficio di Maccani la richiesta di verificare l’idoneità a far svolgere il concerto di Vasco Rossi nella zona di San Vincenzo, 27 ettari di terreno ribattezzati Trentino Music Arena. I tecnici effettuano il sopralluogo e si rendono conto delle criticità. Si tratta di un rettangolo che su uno dei lati lunghi ha la ferrovia Verona-Brennero ad altissima percorrenza, dall’altra parte la collina. A sud proprietà private, a nord una concessionaria d’auto. Gli accessi sono garantiti da una sola strada. Nascono i dubbi sulla capacità di assorbire il movimento di una massa enorme di persone, in termini di accessibilità delle auto e di evacuazione. Maccani anticipa i primi dubbi, ma l’amministrazione, evidentemente interessata al grande evento e alle ricadute economiche e di immagine che avrebbe avuto, firma subito il contratto con gli agenti di Vasco Rossi.
A quel punto serve l’approvazione amministrativa, che anzi avrebbe dovuto precedere la firma. Il primo passo è costituito dal parere della Commissione provinciale di vigilanza su locali e pubblici spettacoli, presieduta da Maccani. Vota all’unanimità un parere negativo: “L’area non è idonea per ospitare un evento con la presenza di 120mila persone”. Vengono sottolineate le criticità legate soprattutto a ferrovia, traffico ed accessi. Il 27 ottobre, la sera stessa del parere negativo, Maccani viene convocato in Provincia. Ad attenderlo ci sono il presidente leghista della giunta, Maurizio Fugatti, l’assessore al turismo Roberto Failoni, il direttore generale Paolo Nicoletti e il responsabile della Protezione Civile. Secondo quanto è trapelato, Maccani viene rimproverato e gli viene addirittura chiesto di modificare il verbale che ostacolava il concerto. Cosa che egli non poteva fare. A quel punto interviene il consigliere provinciale dem Luca Zeni, che presenta richiesta di accesso agli atti. I documenti gli vengono consegnati e la vicenda diventa in qualche modo pubblica, anche sotto forma di interrogazione. Il 31 dicembre Maccani riceve una mail dal direttore generale Nicoletti: “Io non sono abituato a prendere lezioni da chi pensa sempre di sapere una pagina in più del libro. E visto che a te è sempre tutto chiaro e che dispensi verità in ogni cosa che scrivi (…) evita di fare il bravo scolaretto facendo finta di coinvolgere gli altri per poi operare di testa tua. (…) L’Amministrazione valuterà coerenza e correttezza del tuo operato”. Inevitabile leggere il provvedimento di sospensione di questi giorni alla luce di quelle parole, anche se le motivazioni non sono ancora note all’interessato.
Dopo il parere della commissione, la Provincia assegna l’incarico a una società di consulenza esterna che si esprime per l’idoneità dell’area. A quel punto la questione torna alla Commissione presieduta da Maccani. Questa volta le varie strutture erano rappresentate dai rispettivi dirigenti, non da semplici delegati. Contrario solo il voto del presidente, tutti gli altri sono favorevoli. La viabilità è stata modificata accedendo all’area di un concessionaria per creare una rotatoria di collegamento con l’unica strada di accesso. Il via libera arriva 24 ore prima, lo spettacolo di Vasco Rossi può cominciare. Alcune persone sono state schiacciate nella calca all’ingresso, mentre il collo di bottiglia per arrivare in auto ha creato molti problemi soprattutto nella fase di deflusso, con il buio. Parecchie persone si sono riversate a mezzanotte sulla linea ferroviaria, bloccando il traffico per circa un’ora e mezza. Migliaia hanno bivaccato nei campi e almeno duemila hanno affollato piazza Dante, in attesa di un mezzo pubblico per allontanarsi. Commento a caldo del sindaco Franco Ianeselli: “Arrivato a casa ora, dopo un lungo giro nella Trento della Notte Bianca. Ho raccolto tanto entusiasmo ma anche molte lamentele, dall’imbuto di via dei Viticoltori ai problemi con il parcheggio P9. Ora faremo le dovute valutazioni su ciò che ha funzionato e su cosa non è andato bene”. E che un dirigente provinciale aveva previsto. Commento di Luca Zeni, del Pd: “Siamo di fronte a un atto punitivo nei confronti del dirigente e intimidatorio nei confronti del resto dell’amministrazione. I rapporti tra politica e strutture non possono essere improntati alle prove di forza. Naturalmente, solo le motivazioni del provvedimento potranno spiegare i motivi della sospensione“.