La gita era programmata il 30 maggio e il mezzo per i disabili era prenotato. Lo sciopero ha fatto rinviare l’uscita al 31 ma a quel punto lo scuolabus non c’era più. Meglio andare con i bus di Autolinee Toscane che, tuttavia, non hanno garantito alle maestre che ci sarebbe stata una pedana. Risultato? Un bimbo di nove anni, alunno di una primaria di Firenze, è rimasto in classe mentre i compagni sono partiti. Non doveva andare così. Lo dice il padre ma lo afferma pure il dirigente dell’istituto che si è preso l’impegno di ricostruire passo per passo i fatti. A dispiacersi di quanto accaduto sono anche le insegnanti e persino l’assessore all’istruzione del Comune Sara Funaro.
Il caso denunciato dal padre del bambino è frutto di una serie di equivoci e fraintendimenti che hanno portato la scuola a una scelta che per la famiglia è suonata come “una discriminazione”. Il papà è deciso ad andare fino in fondo: “Ho scritto proprio oggi – spiega a ilfattoquotidiano.it – una lettera al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non mi accontento delle scuse dell’assessore o del sindaco. Quando hanno spostato la data dal 30 al 31 nessuno ci ha avvisato che nostro figlio non avrebbe potuto partecipare; ci hanno solo chiesto se noi come famiglia potevamo occuparci del traporto del ragazzo. Guardi, l’abbiamo sempre fatto, ma non possiamo tollerare un Paese dove lo Stato non è in grado di garantire un servizio ad un alunno disabile”.
A dare qualche spiegazione è anche il dirigente della scuola che, contattato, non ha esitato a dire la sua: “Penso ci sia stata una serie spiacevole di fraintendimenti e una serie di successive difficoltà che hanno determinato una situazione inaccettabile che i docenti non avevano alcuna volontà di creare”. Secondo la ricostruzione del dirigente, le maestre si sono trovate travolte dallo sciopero e hanno cercato all’ultimo una soluzione che potesse comunque salvare l’attività prevista: “Sono state messe in campo delle risposte non del tutto efficaci, questo va detto”, sottolinea il capo d’istituto. Ma c’è un altro aspetto non chiaro: “Sembrava che ci fosse la disponibilità della famiglia ad accompagnarlo ma a quanto pare in un secondo momento è venuta meno inoltre un operatore di Autolinee Toscana ha complicato ancor più le cose perché avrebbe riferito che la pedana per i disabili non era garantita”. Circostanza poi smentita dalla stessa azienda.
La volontà del preside è di dare ogni spiegazione alla mamma e al papà del bambino. Intanto, a rilanciare una soluzione è l’assessora Funaro: “Mi dispiace molto per quanto accaduto, mi sono sentita con il dirigente scolastico; c’è la volontà di far recuperare l’uscita al bambino e alla classe dal momento che l’inclusione è un momento importante del percorso formativo”.