Il governo Draghi tentenna, i sindacati lo attaccano, la maggioranza è spaccata: in Italia la legge sul salario minimo appare ancora un miraggio. Si parla di aumentare gli stipendi nell’unico Paese sviluppato che dal 1990 ad oggi ha visto il salario annuo medio diminuire. Eppure la discussione resta sempre allo stadio iniziale: mentre il ddl Catalfo è fermo in commissione Lavoro al Senato, il ministro del Lavoro Andrea Orlando finora ha tentennato sperando in un accordo tra le parti sociali. La Germania, invece, è avanti anni luce: il salario minimo è stato introdotto nel 2015 e oggi il Bundestag ha approvato l’aumento per gli impiegati a tempo pieno a 12 euro l’ora lordi a partire dal prossimo primo ottobre. La misura riguarda circa 6,2 milioni di lavoratori. Era stato un tema centrale della campagna elettorale di Spd e Verdi, che ora sono al governo insieme ai liberali. Il cancelliere Olaf Scholz aveva garantito l’incremento entro il primo anno di legislatura: obiettivo raggiunto. Approvato coi voti dei partiti di maggioranza, il provvedimento al contempo alza anche la soglia massima per usufruire delle regole dei mini-job, da 450 a 520 euro. La misura prevede inoltre l’aumento delle pensioni del 6,1% a est e del 5,3% a ovest. Anche i Linke hanno votato a favore del salario minimo, anche se avrebbero voluto un aumento a 13 euro.
Come funziona in Germania – Il Mindestlohn è stato introdotto in Germania ormai 7 anni fa. Inizialmente fissato a 8,50 euro, dal primo luglio 2021 è salito a 9,60 ed era previsto che arrivasse comunque a 10,45 entro il luglio 2022. Oltre ad un salario minimo unitario per tutti, ne esistono altri specifici per i diversi settori. Ad esempio, per il personale di assistenza negli ospizi è di 15 euro, nel settore della pulizia degli edifici è appena salito da 11,55 a 13 euro, per quello dell’edilizia è fissato a 12,85 euro, in ossequio al principio dell’autonomia tariffaria previsto nella Costituzione tedesca. Ma sempre più lavoratori sfuggono al tetto dei contratti collettivi. Per l’ufficio di statistiche nazionali addirittura il 47% di tutti i rapporti di lavoro non rientra nelle tariffe negoziali. Da qui la necessità di una soglia di dignità al di sotto della quale non si debba scendere: tutela il mercato dal dumping salariale e concorre a ridurre il ricorso a manodopera con contratti brevi. La misura scavalca momentaneamente la Commissione governativa, in cui sono rappresentati sindacati e datori di lavoro, che ha il compito di rivedere regolarmente il salario minimo. È previsto però che i futuri aumenti tariffari, oltre i 12 euro minimi, siano di nuovo decisi con lo stesso meccanismo, sempre coinvolgendo i sindacati. Le parti sociali in Germania ritengono che per garantire un livello di tutela di base, anche raggiunta la pensione, sarebbe necessario un salario minimo di 12,63 euro all’ora.
In Italia la legge resta una grande incompiuta – Lo scenario italiano è opposto. Il ddl Catalfo, che è appunto fermo in Parlamento, fissa una soglia minima di 9 euro lordi, che verrebbe poi aggiornata da una commissione di esperti e parti sociali sulla scia del modello tedesco. Questa soglia però è ritenuta da molti troppo alta per il contesto italiano. Il leader del M5s Giuseppe Conte ha più volte chiesto al Pd e al segretario Enrico Letta di convergere su questo provvedimento. I dem però hanno una loro proposta che risale al 2019. Mentre Lega e Forza Italia finora si sono opposti. Non sono solo i partiti a bloccare il salario minimo, ma pure i sindacati. L’ultimo attacco è arrivato dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, nelle conclusioni del congresso confederale: “Non serve una legge sulla rappresentanza né sul salario minimo“. In Italia, quindi, per le parti sociali il tema resta un tabù. Eppure il governo sa qual è la soluzione, le strade sono quelle indicate l’anno scorso dal gruppo di lavoro sulla povertà lavorativa nominato dallo stesso ministro Orlando: introdurre un salario minimo per legge, far valere i contratti collettivi “principali” di ogni settore per tutti gli occupati di quel comparto o almeno, in attesa di venirne a capo, sperimentare il minimo legale nei settori in cui i lavoratori sono più fragili. La seconda ipotesi richiede, in assenza di un accordo tra sindacati e imprese, una legge sulla rappresentanza. In questo senso, a sparigliare le carte sta per arrivare, però, la direttiva europea in materia, che costringerà il governo a fare almeno un provvedimento per frenare i contratti pirata.
La necessità di un intervento legislativo – Anche in Germania c’è chi è contrario all’aumento del salario minimo: i detrattori temono che penalizzerà le imprese che già combattono con le conseguenze della guerra. Ma c’è perfino che ritiene che la misura sia un palliativo a fronte dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita: molti lavoratori tedeschi saranno comunque costretti agli straordinari, al doppio lavoro o ai mini-job. In Italia gli effetti economici dell’invasione russa dell’Ucraina, dall’aumento delle bollette alla crescita dell’inflazione, stanno trasformando l’annoso problema dei salari in una vera emergenza. A dimostrazione dell’urgenza di un provvedimento è arrivata una recente indagine condotta dall’istituto di ricerche Swg: l’86% degli intervistati si è espresso a favore di una legge sul salario minimo.
Il dibattito al Bundestag – Per il ministro del Lavoro e gli affari sociali Hubertus Heil (SPD) la disposizione “in questi tempi difficili serve a tenere insieme la società”. Il mercato del lavoro in Germania è robusto e dopo due anni di pandemia, nonostante la guerra, è tornato ad un tasso di disoccupazione di solo il 4,9% – ha evidenziato- tenere insieme la società però comporta anche garantire salari dignitosi. “Questo aumento a 12 euro dal primo ottobre per 6 milioni di persone, tra cui molte donne e lavoratori a est, è uno scatto di salario del 22%, probabilmente il più grande della loro vita, chi finora lavorando a tempo pieno riceveva un stipendio lordo di 1.700 euro al mese riceverà in futuro 2.100 euro. Un miglioramento sensibile nel portamonete che sarà utile alle persone in questi tempi”. Il salario minimo a 12 euro resta però solo una soglia minima in assoluto – ha ribadito Heil – “lo scopo del Governo non è che tutti ricevano 12 euro, vogliamo anche salari più alti frutto della contrattazione collettiva”.
La Cdu/Csu che si era in precedenza detta a favore, si è astenuta, così come la AfD. Hermann Gröhe (Cdu/Csu) ha dichiarato nel corso del dibattito al Bundestag che “di fronte all’aumento dei prezzi l’incremento del salario minimo non serve a nulla, non siamo contrari ad un salario minimo di 12 euro lo abbiamo sempre detto e se – all’indirizzo di banchi di Governo – fallite ancora nel controllo dell’aumento dei prezzi è troppo poco, ma non vi diamo la mano all’interdizione dei partner sociali”. Gröhe ha sottolineato che la stessa ex ministra socialdemocratica Andrea Nahles si era espressa contro un salario minimo “politico” perché apre la strada all’arbitrio e al populismo. “Diciamo sì a un ragionevole salario minimo, ma diciamo no all’indebolimento delle contrattazione sindacale”. Critiche anche dal presidente della Confagricoltura tedesca, Joachim Rukwied, che in un’intervista alla Osnabrücker Zeitung auspica una tariffa minima a livello europeo, “perché altrimenti la produzione emigra in altri Paesi”. Attacchi anche dall’Associazione di datori di lavoro (BDA): l’amministratore Steffen Kampeter ha dichiarato alla Ard che il provvedimento “è il più profondo attacco all’autonomia salariale nella storia della repubblica Federale” e proprio dove più serve toglierà impulso a ricorrere alla contrattazione con le parti sociali.In realtà proprio il calo di vincoli tariffari concordati sindacalmente hanno portato in alcuni settori alla caduta libera degli stipendi ed è per questo che il legislatore interviene a porre una frontiera minima oltre al quale non si possa scendere.
Le reazioni del M5s – “È il momento che la politica e i partiti dimostrino di esserci per i cittadini che li hanno votati. Oggi più che mai essere rappresentanti del popolo significa dare voce alle sue necessità e in questo momento c’è bisogno dell’introduzione di un salario minimo, perché non si può essere ‘lavoratori poveri’. La Germania da ottobre avrà un salario minimo di 12 euro l’ora”, sottolinea la presidente della commissione Lavoro del Senato Susy Matrisciano (M5s), che ricorda come “l’aumento del salario minimo in Germania, attualmente fissato in 9,82 euro lordi l’ora e che già a luglio salirà a 10,45 euro per aumentare ancora ad ottobre, era stata una delle promesse fatte dal cancelliere Olaf Scholz ai cittadini, durante l’ultima campagna elettorale”. “Se tutta Europa va in questa direzione, noi in Italia cosa stiamo aspettando?”, conclude la parlamentare del M5s. Un altro appello arriva dal deputato pentastellato e sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia, che su Twitter scrive: “I partiti italiani si esprimono su tutto, pure sulle previsioni meteo, ma sugli stipendi dei lavoratori silenzio. Cosa aspettiamo ad adeguare i salari all’inflazione e individuare una soglia minima oraria?“.