Tornano in Italia i Bauhaus, la band di Peter Murphy suonerà, infatti, per un’unica data a Milano, lunedì 6 giugno presso l’Alcatraz (info ticket online qui – biglietti disponibili in cassa). Evento organizzato da Vertigo. Al solito! Le storie che racconto sono racchiuse entro “9 punti 9”, così come nove sono le canzoni consigliate, inserite nella playlist in fondo al pezzo e che potete ascoltare gratuitamente sul mio canale Spotify.
Cominciamo!
1. Prima di scoprirne il tratto, proviamo a contestualizzarli nel periodo in cui nascono: siamo intorno al 1977. Qualcuno lo chiama post punk (ma è una definizione che non amo), altri New Wave, ovvero: sonorità declamanti, affabulazioni sintetiche, reiterazioni distorte. E ancora: percussioni brutali, oscurità indefinibile e, in fondo al tunnel, uno squarcio nel buio; a fare la differenza è la creatività estrema dell’intera corrente, i cui bagliori illuminano il mondo musicale, non soltanto di quell’epoca. Ancora oggi, schiere di band traggono ispirazione rivolgendo lo sguardo verso gli anni 80; uno stile che, rispetto alle mode musicali nate in seguito, ha maturato una certa resilienza.
2. I Bauhaus, da oltre quarant’anni, nutrono l’immaginario gotico della musica. Ma non ditelo a Peter! Non vuole sentire parlare di Goth: “Quando sento quella parola mi infurio! Ditemi cosa può aver a che fare il bizzarro senso dell’umorismo che ci contraddistingue con quei seguaci fanatici?” E conclude: “per non parlare dei critici musicali incapaci che gravitano dentro quell’ambito”. Potrà pure infuriarsi, ma annoverarli tra i padri fondatori di un certo sentire resta un dovere. I cosiddetti “gruppi matrice”, quelli che hanno tracciato le coordinate di un segmento estremamente frazionato Tra gli altri:David Bowie, Joy Division, Siouxsie and the Banshees, Killing Joke, Magazine, Pere Ubu, The Cure e appunto… i Bauhaus (ma sono tantissimi i gruppi che meriterebbero di essere citati).
3. Possiamo definirli musicalmente trasversali? Sarebbe un delitto non farlo! È riduttivo – come dichiara il performer – relegarli all’ambito goth, le radici attingono ampiamente al periodo Glam; lo sanno anche i cani, infatti, che di David Bowie, Peter, ne ha fatto un vessillo da ergere dentro e fuori la propria poetica, non soltanto musicale. Anche i Roxy Music ispirano, così come Alice Cooper. In generale la band si mostra generosa nell’omaggiare i propri miti: “Ho conosciuto Alice Cooper a una festa sul finire degli anni Settanta – dice il cantante – È stato davvero uno di quei momenti in cui mi sono detto ‘non sono degno’. Lui era uno dei pochi che rispettavo, allora, perché ce l’aveva fatta a modo suo”.
4. Vogliamo parlare della proverbiale attitudine teatrale del gruppo? La competenza di Murphy è sopraffina, ricca di contenuti e ispirazione. Celebri gli escamotage spettacolari realizzati nei live, ancorché ottenuti in modo semplice, attraverso l’uso sapiente di musica e luci bianche volte a proiettare ombre imponenti sul palco: cattedrali gotiche, vampiri, supplizi, tuttavia ad ispirare fortemente è Lindsey Kemp e il Cirque Nouveau. Se ancora non l’avete capito Peter, dei Bauhaus ne fece un laboratorio teatrale, attraverso il quale mettere in scena il talento, passioni, nonché conflitti personali: “Il Teatro, sostiene Murphy, mi ha permesso di fuggire dalla strada e dalle consuetudini misere della vita”. Amen.
5. Il leader della formazione di Northampton, è un personaggio singolare e poco incline alle convenzioni. Una figura iconica: alto e pencolante, scheletrico. Con quella bocca eternamente imbronciata, gli zigomi perfetti. Gli occhi poi…come se la mette lui, la matita, non lo fa nessuno! Jean Des Esseintes, indimenticato protagonista del libro “A Rebours (Controcorrente)” di Karl Huysmans, lo ispira storicamente: aristocrazia, nevrosi, misantropia. A prescindere dai riferimenti, l’estetica abilmente costruita dei Bauhaus ha contribuito a renderli inequivocabilmente un gruppo di culto.
6. Che dire delle sue doti vocali? David Bowie, ancora lui, ispira ma c’è molto altro. Da quelle labbra sgorga qualcosa di portentoso e improbabile; una solenne farragine di sesso e morte, religione e bestemmia (cit. Simon Reynolds). Murphy è stato tra i primi a rigettare, entro il contesto dark, la propria educazione cattolica; brani come Stigmata Martyr stanno a dimostrarlo. Era il 1980, Marilyn Manson – meschino – andava ancora a catechismo il sabato pomeriggio.
7. Non tutto fila liscio: “Conoscono quattro accordi riproposti incessantemente e poco altro”, sostengono i detrattori. Ma tali caratteristiche non erano forse il mood imperante a quel tempo? Sul finire degli anni 70, non era importante il modo in cui si saliva sul palco, era l’urgenza con la quale si voleva comunicare la propria arte a fare la differenza. Daniel Ash a riguardo afferma: “Dopo oltre quarant’anni, ancora oggi esiste una frangia di critici musicali che non ci sopporta, ne siamo consapevoli. La verità però è una sola, i Bauhaus sul palco sono fighi, punto”. Parole sacrosante!
8. La discografia regala soddisfazioni, gli album ufficiali in studio sono sei (ma le due compilation Single: 1979-83 e il successivo volume 2, sono imperdibili) ancor di più le canzoni, il gruppo ha prodotto singoli da brivido. La tensione frenetica di “Dark Entries”, la drammatica imperitura di She’s in Parties; lo sconvolgente dub reggae di Bela Lugosi’s Dead, oppure le chitarre grattugiate di Lagartija Nick (pezzo che non ripropongono live da una eternità, peccato). Ash, sulle corde, evoca l’impeto dei Gang of Four e il furore dei Joy Division, quelli più aspri e secchi, tanto per intenderci. Dovessi consigliare un solo disco della band, opterei per l’album d’esordio: In The Flat Field (1980 per 4AD), capolavoro assoluto.
9. Il ritorno dei Bauhaus in Italia si compirà – come detto – lunedì 6 giugno 2022. Peter Murphy, Daniel Ash, David J e Kevin Haskins saliranno sul palco dell’Alcatraz. Forse l’ultima occasione per rivedere la band suonare dal vivo in formazione originale? Ash a riguardo dice: “Lo sanno tutti che i Bauhaus litigano tra loro un giorno sì e l’altro pure, bisogna quindi approfittarne quando siamo in tour… anche se poi, con l’anzianità maturata litighiamo molto meno. Ma preferisco sostenerlo a bassa voce”.
Il solito Dj qualunque sarà presente a Milano: gli amici, i Bauhaus e qualche birra, regaleranno l’ennesima serata da consegnare ai posteri.
9 canzoni 9 … dei Bauhaus