“Nel dibattito sulla guerra, se ci mettiamo a fare il giochino delle figurine, non ne usciamo più. Pensate che ci siamo ridotti a sperare che Erdogan propizi la pace. Chi ce lo doveva dire che un dittatore che sta massacrando i curdi nella totale impunità internazionale, essendo un nostro alleato e quindi “buono e democratico” per definizione, adesso è il principale vettore di una trattativa che si è arenata due mesi fa?”. Sono le parole pronunciate a “Otto e mezzo” (La7) dal direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, che, a proposito del leader della Lega Matteo Salvini, ricorda il suo incontro con l’ambasciatore russo il 3 marzo, come ha dichiarato lo stesso capo del Carroccio e come è noto dalle agenzie e articoli di stampa.
Travaglio osserva: “L’idea che Salvini possa tramare oltre 3 mesi nell’ombra non gli somiglia e basta comunque leggere i giornali e le agenzie per sapere che andava e veniva dalle ambasciate. Salvini sarà pure cazzaro, e io lo dico da una vita, ma l’ha fatto alla luce del sole. Mi meraviglia che né Draghi, né il suo ufficio stampa, né gli altri membri del governo leggano i giornali: avrebbero scoperto subito, dal 3 marzo, che stava parlando con l’ambasciatore russo e che stava programmando un viaggio in Russia”.
Il direttore del Fatto aggiunge: “Quando Prodi aveva quell’armata Brancaleone del suo secondo governo nel 2006, con membri della maggioranza che facevano manifestazioni contro il suo esecutivo, giustamente si disse che c’era un problema nel manico, cioè il problema del presidente del Consiglio che non riusciva a tenere a bada i suoi alleati. Quando il 3 marzo, a una settimana dall’invasione russa in Ucraina, Salvini dichiara di aver incontrato l’ambasciatore russo e di voler incontrare l’ambasciatore cinese – conclude – è possibile che il presidente del Consiglio non chiami il leader del secondo partito di maggioranza e gli dica che queste cose le fa il governo? E perché Draghi non gliel’ha detto il 5 maggio? Salvini non ha fatto niente in modo sotterraneo. Non è che entrava facendo il passo del leopardo dal retro. Sapevamo tutto. Ma è possibile che su una questione così decisiva il presidente del Consiglio non risolva questa cacofonia nella maggioranza?”.