“Con la bella stagione si è tornati a fare i picnic. Per fare un picnic in modo sostenibile vi suggeriamo tra le altre cose di raccogliere i rifiuti organici e di seppellirli sottoterra“. Curioso suggerimento. Ancora più curioso se proviene dal sito web e dalla pagina Facebook di una associazione ambientalista ucraina, Zero Waste Lviv (Leopoli). Un tocco di poesia, di normalità, di leggerezza, minimalismo ambientalista: nonostante la guerra. Ma è giusto dire “nonostante”?

La guerra è fatta anche di spazi e momenti di vita normale. Soprattutto per la resistenza a una invasione, è necessario e indispensabile che la vita civile sia la più piena possibile. Che una associazione ambientalista di Lviv, nel mese di maggio di questo 2022, si occupi dei picnic sostenibili, è tutt’altro che una forma di evasione e di diserzione. Pur non conoscendo direttamente né Lviv né le donne di Zero Waste Lviv (sono praticamente tutte donne) sono diventato un loro fervente ammiratore e penso che la loro attività debba essere conosciuta e appoggiata (potete seguirle nella pagina Facebook Zero Waste Lviv accontentandovi delle traduzioni automatiche).

L’anno scorso sono state loro, con l’aiuto della rete europea Zero Waste Europe, a convincere il Comune di Leopoli a introdurre la raccolta differenziata anche dell’organico, primo caso in tutta l’Ucraina. Le anima una forte ispirazione ambientalista ed europeista e un’anima solidale.

Con l’inizio della guerra, la vita della città – anche se non ha visto combattimenti – è stata stravolta dagli allarmi aerei e soprattutto dall’afflusso di profughi interni e di transitanti verso la Polonia. La raccolta differenziata è entrata in una fase di difficoltà. Ma la questione dei rifiuti non è un tema da rinviare alla tranquillità della pace. Decine di mense improvvisate per i profughi a Leopoli si servivano di migliaia, potenzialmente milioni, di piatti usa e getta di plastica. Un costo, uno spreco, un problema in più per i servizi di raccolta già in difficoltà.

Zero Waste Lviv ha lanciato il tema di sostituire il più possibile le stoviglie usa e getta con le stoviglie riutilizzabili. Ha raccolto thermos, scodelle, piatti fondi. Il gruppo di Zero Waste Lviv non si è limitato a predicare che è meglio lavare le stoviglie che comprare e buttare migliaia di piatti di plastica monouso ogni giorno: si è impegnato per procurare lavastoviglie alle improvvisate mense attorno alla stazione. Queste donne sono entrate in contatto con l’associazione italiana Eco dalle città che, con una prima sottoscrizione, ha consentito l’acquisto di una superlavastoviglie.

Purtroppo i primi tentativi di coinvolgere aziende italiane che raccolgono i rifiuti o che producono lavastoviglie finora sono falliti. Qualcuno ha – informalmente – criticato la sottoscrizione sostenendo che lo scopo appare secondario e quasi frivolo, rispetto ai drammi che sta vivendo l’Ucraina. Indubbiamente la riduzione dei rifiuti non è tra gli obiettivi tradizionali degli aiuti umanitari ma l’idea e l’esigenza non sono importate, nascono da un pezzo della società civile ucraina. La resistenza – se questa è la parola da usare – non si alimenta solo con armi e farmaci, ma anche con la resilienza, la capacità di difendere il benessere minimo adattando le buone pratiche alle circostanze avverse.

Zero Waste Lviv è protagonista di altre azioni creative, come il riutilizzo di abiti e tessuti per cucire enormi teli mimetici per i carri armati e altri veicoli militari. Non ha al momento la possibilità di ricevere aiuti dai governi europei o dalla Ue. Sono proprio cause e persone come queste che meritano appoggio economico in questo momento in Ucraina, comunque la si pensi sulle questioni militari. Con poche migliaia di euro possono raggiungere risultati importanti e capaci di influenzare le abitudini a livello locale e internazionale.

Per contribuire alla sottoscrizione per Zero Waste Lviv

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