Durante la protesta sono stati esposti alcuni striscioni, uno dei quali diceva: "Scioperiamo per il vostro buongusto". La dirigente: "Inviterò il Consiglio d’Istituto a scrivere una proposta legata all’adeguatezza del codice di abbigliamento, visto che il buonsenso non basta"
Un rimprovero durato a lungo per l’abbigliamento, con la pancia scoperta, indossato da alcune studentesse. L’utilizzo di frasi considerate “grassofobiche” dai ragazzi. Ed è così che a Vicenza gli studenti e le studentesse del liceo “Fogazzaro” hanno deciso di scioperare contro il presunto “fat shaming” della preside. Giovedì la rappresentanza degli studenti aveva annunciato la mobilitazione, e ieri mattina oltre 300 studenti del Fogazzaro e di altre scuole si sono trovati all’esterno della scuola. Durante la protesta sono stati esposti alcuni striscioni, uno dei quali diceva: “Scioperiamo per il vostro buongusto“. All’esterno si sono susseguiti una serie di interventi da parte dei rappresentanti degli studenti, in cui è stata ribadita l’intenzione di non accettare divieti legati all’abbigliamento.
La dirigente, Maria Rosa Puleo, ha negato, dicendosi amareggiata per la manifestazione. “Ho appreso dello sciopero dagli organi di informazione non mi sembra un comportamento corretto per chi come me ha sempre cercato un confronto diretto con gli studenti. Dispiace constatare che non hanno avuto il coraggio di affrontare un dialogo“. Puleo contesta la ricostruzione dell’episodio dal quale è scaturita la protesta, avvenuto all’interno di una classe il 27 maggio scorso. “Anche in quel caso l’intenzione era quella di affrontare il problema legato all’abbigliamento. Una parte degli studenti ha capito, se è vero che quella classe si è ‘spaccata in due’ e metà di loro non ha aderito allo sciopero”. La dirigente del Fogazzaro si dice intenzionata a portare avanti la sua posizione: “In oltre 10 anni – ha sottolineato – non sono mai dovuta arrivare a un regolamento specifico ma questa volta lo farò, invitando il Consiglio d’Istituto a scrivere una proposta legata all’adeguatezza del codice di abbigliamento, visto che il buonsenso non basta. Ovviamente se ne parlerà nell’anno scolastico 2022-2023 – ha concluso Puleo -nel frattempo pretendo le scuse per quanto avvenuto, perché sono state dette e scritte falsità”.