La filiale statunitense di Fca (Fiat Chrysler automobiles) ammette al governo di Washington di aver venduto oltre centomila veicoli diesel (dei modelli Jeep Grand Cherokee e Ram 1500) dotati di sistemi illegali per aggirare i test sulle emissioni, e accetta di pagare sanzioni penali per circa trecento milioni di dollari tra multa e rinuncia ai guadagni illeciti. “FcaUS ha raggiunto un accordo che risolve un’indagine penale del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti su 101.482 veicoli con motori diesel venduti negli anni dal 2014 al 2016″, recita il comunicato diffuso venerdì da Stellantis, il colosso automibilistico che include Fca dopo la fusione con Psa del gennaio 2021. “L’accordo, soggetto all’approvazione del tribunale federale degli Stati Uniti, include una dichiarazione di colpevolezza, una multa da 96,1 milioni di dollari e un’ammenda di 203,6 milioni di dollari sui guadagni derivanti dalla condotta”, e prevede che FcaUS sia soggetta a un periodo di sorveglianza di tre anni e collabori alle ulteriori indagini dell’amministrazione Usa sul Dieselgate.
“FcaUS ha messo in atto una truffa pluriennale per ingannare le autorità e i consumatori americani, l’ammissione di colpevolezza dimostra la nostra dedizione nel perseguire tutti gli illeciti aziendali”, ha dichiarato Kenneth A. Polite, vice procuratore generale della divisione penale del Dipartimento. Il procedimento contro Fca era stato aperto a gennaio 2017: all’epoca, l’allora amministratore delegato Sergio Marchionne aveva definito le accuse “unadulterated hogwash”, “stronzate allo stato puro“. Dalle ammissioni dell’azienda e dalle indagini svolte, ricorda il Dipartimento, risulta che “FcaUS ha ideato una specifica campagna di marketing per vendere tali veicoli ai consumatori usa come clean Ecodiesel“, mentre aveva “installato software” e “intrapreso altre condotte fraudolente per aggirare i test regolatori e aiutare questi veicoli a rispettare gli standard di emissioni richiesti”.