Un governo ha rallentato la sua azione riformatrice e i partiti sono già in campagna elettorale, dice Confindustria. La situazione è drammatica e serve intervenire ora, non aspettare l’autunno: Draghi ci coinvolga e non rimanga chiuso nella sua maggioranza, scongiura la Cgil. Se sul merito industriali e sindacati hanno visioni diverse tra loro sul merito, su una cosa sono d’accordo: il governo deve ricollegarsi con le priorità del Paese. Alla porta dell’esecutivo di unità nazionale, nato per risolvere in fretta le questioni, bussa il Paese reale, si potrebbe dire. “Se non si interviene oggi la situazione è tale che diventa esplosiva – dice il segretario della Cgil Maurizio Landini a Mezz’ora in più, su Rai3 – Servono misure straordinarie considerato che tutti parlano di salari bassi e povertà”. Le cose sono due, aggiunge Landini: “O i partiti e il Parlamento tornano in sintonia con i cittadini o rischiano conseguenze pesanti: quando metà dei cittadini non va a votare perché non si sente rappresentato questo deve suonare da campanello d’allarme”. Frase che potrebbe avere il sapore della (facilissima) profezia a una settimana dal voto per le amministrative e per il referendum. “Prodi diceva non si può essere ricchi e coglioni per più di due generazioni… – continua Landini – Tutti perciò stanno avvertendo che questo modello di sviluppo italiano è in crisi e noi non siamo più disponibili ad accettare che questi problemi non vengano accettati”. Tanto più, dice il leader della Cgil, che a questo giro “ce lo chiede l’Europa” come si sarebbe detto qualche tempo fa: “Non è che si può dire di sì alla Ue solo quando si deve riformare l’articolo 18 o effettuare uno taglio delle pensioni o della spesa sociale. Ora i dati Ue ci dicono che c’è un problema di precarietà e di bassi salari, è il momento di ascoltarla”. E’ di ieri il richiamo del commissario all’Economia Paolo Gentiloni che ha detto in modo esplicito che serve introdurre il salario minimo per combattere la perdita del potere d’acquisto e le disuguaglianze.
E il destinatario dei messaggi di Landini è il capo del governo: “A Draghi dico che è il momento di coinvolgere le organizzazioni sindacali, di non rimanere chiuso nella sua maggioranza. Se funziona che prima di venire a discutere con noi devono trovare un equilibrio in una maggioranza che va dalla Lega alla sinistra, alla fine le soluzioni individuate, come avviene tra persone che la pensano in maniera molto diversa, finiscono con il non interessare questo Paese. Per questo dico si coinvolgano il sindacati e si facciano le riforme. Noi abbiamo già avanzato proposte e siamo pronti, se necessario, ad accordi sia sulla riforma fiscale che sulla precarietà che sulla politica industriale ma allo steso tempo siamo pronti a chiamare alla mobilitazione i lavoratori”. Governo avvisato… “Tutti hanno cominciato a fare la campagna elettorale – dice il leader della Cgil – e tutti sanno che tra un pochino debbono andare a votare per chiedere conto. Dico che devono sapere che se vogliono recuperare un consenso, devono rispondere a questi temi e a questi problemi”.
La situazione paradossale è che pensieri e parole di Landini non sono diversi da quelle del presidente di Confindustria Carlo Bonomi che sceglie la conclusione del Festival dell’Economia di Trento (organizzato dal Gruppo 24 Ore, di proprietà dell’associazione degli industriali) per risolvere qualche conto in sospeso e mandare i suoi di avvertimenti. In questo caso il presidente di Confindustria attacca tutti e salva solo il presidente del Consiglio. Però sottolinea: “Il governo aveva iniziato un’azione riformatrice molto importante ma è rallentata e il ddl concorrenza ne è la esemplificazione: è fermo da luglio dello scorso anno in Parlamento. E’ evidente che uscirà molto annacquato. Solo per la parte di inhouse, i lavori che vengono affidati alle società delle pa, che era uno dei temi su cui il governo aveva assicurato un intervento molto pesante per aprire i mercati, in realtà è sostanzialmente fermo”. L’unica che si salva, nella sua prospettiva, è la figura del presidente del Consiglio Mario Draghi che ha ottenuto il tetto al prezzo del gas al Consiglio europeo e che – secondo il leader degli industriali – ha “tutte le caratteristiche” per far giocare “un grande ruolo” all’Italia nel processo di pace.
E infine Bonomi ingaggia un duello diretto con il ministro del Lavoro Andrea Orlando che ieri a Palermo aveva parlato così: “Non c’è un problema con Confindustria e non c’è neanche un problema con Bonomi. Credo che questi problemi non si affrontino con dichiarazioni a distanza, abbiamo dei tavoli in cui abbiamo risolto molte questioni. Se uno privilegia le battute ad effetto, e capisco anche che possano essere divertenti, si fa più fatica ma questo non ci scoraggia a continuare sulla strada del dialogo sociale”. “Abbiamo lanciato il patto per l’Italia – risponde ora il presidente degli industriali – Per realizzarlo bisogna sedersi ad un tavolo. Le nostre proposte sono chiare”. Confindustria propone di tagliare le tasse sul lavoro mentre le “proposte del ministro Orlando non le ho ancora sentite. Quando riceverò una proposta seria e articolata, e se è migliorativa rispetto alla mia, sono pronto a firmarla”. Arriva poi la stoccata sul lavoro nero. Se Orlando “vuole davvero combattere il lavoro nero e chi lo sfrutta, – aggiunge – Domani andiamo a Rosarno, lì c’è una sacca di illegalità, è due anni che lui è ministro e su questo ha tutto l’appoggio di Confindustria”. Va anche ricordato, a onor del vero, che Orlando dà il nome all’unica legge vigente contro il caporalato, firmata insieme all’allora ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina.
Più nel merito cosa propongono Landini e Bonomi? Il leader della Cgil ribadisce la necessità di un aumento della “tassazione delle rendite e quella sugli extra profitti e dico anche che non è scandaloso pensare a un contributo straordinario di solidarietà per cui chi sta meglio aiuta chi sta peggio”. C’è poi da rinnovare i contratti senza utilizzare l’indice Ipca depurata dai costi dell’energia importata su cui si basano gli aumenti salariali: “Bisogna aumentare i salari del 6-7% recuperando cioè l’inflazione reale non al 2,5% come sarebbero se fosse applicata l’Ipca”. Bene anche il bonus di 200 euro deciso dal governo che arriverà in busta paga ai lavoratori sotto i 35mila euro lordi. Ma serve decisamente di più in questa situazione “drammatica di emergenza”, è il ragionamento di Landini, perché con gli attuali livelli dei prezzi al consumo “i lavoratori hanno perso l’intera tredicesima”.
Bonomi, dalla sua, invita la politica ad intervenire in “modo serio perché i 200 euro di una tantum non risolvono il problema. Dopo aver pagato una bolletta quei soldi sono finiti”. Per gli industriali è “opportuno abbassare il costo del lavoro e mettiamo i soldi in tasca agli italiani. E questo è strutturale, le risorse ci sono”. Non poteva mancare il tema del salario minimo che, da Trento, ha fatto ripartire il dibattito politico, con posizioni divise all’interno della maggioranza di Governo e delle parti sociali (e in particolare con l’esplicitazione del no da parte di Forza Italia e del ministro Renato Brunetta in particolare). “Non è un tema di Confindustria – ribatte Bonomi – perché i nostri contratti sono già tutti oltre i 9 ore l’ora. Quindi non siamo nè contrari e nemmeno a favore. Il tema del salario minimo è come verrà costruito”.