L’Associazione dei magistrati tunisini (Amt) ha annunciato uno sciopero di una settimana a partire da lunedì 6 giugno in segno di protesta contro la recente decisione del presidente Kais Saied di rimuovere 57 giudici dal loro incarico con l’accusa di “aver insabbiato casi di terrorismo, corruzione, molestie e collusione con partiti politici“. “Questa ingiustizia non passerà sotto silenzio. Le voci libere non saranno mai messe a tacere“, ha detto il presidente dell’Amt, Anas Hamaidi, spiegando che “l’attacco non è stato solo contro i giudici, ma anche contro la legge e le libertà”. Durante una sessione straordinaria della direzione, l’Amt ha inoltre affermato che le recenti decisioni del capo dello Stato “minacciano l’indipendenza della magistratura e violano i diritti dei giudici”, preannunciando ricorsi in tutte le sedi giurisdizionali possibili, anche internazionali. Hamaidi ha espresso la sua solidarietà ai giudici destituiti con il decreto presidenziale, dicendo che è la prima misura di questo tipo a livello mondiale. Da parte sua, il presidente del disciolto Consiglio superiore della magistratura Youssef Bouzakher ha invitato tutte le parti in causa a rispondere in modo adeguato ai provvedimenti presidenziali contro i giudici.
L’indizione dello sciopero da parte dell’Associazione dei magistrati arriva nello stesso giorno in cui si riunisce per la prima volta il Comitato consultivo per gli affari economici e sociali della Tunisia, parte del “Dialogo nazionale”, tenutasi sabato 4 giugno a Cartagine. Parlando ai giornalisti, Sadok Belaid, coordinatore della Commissione consultiva nazionale per una nuova Repubblica incaricata di elaborare una bozza costituzionale da presentare al presidente Kais Saied entro il 20 giugno, ha detto: “Abbiamo invitato 42 personalità” che hanno partecipato tutte, nonostante le “pressioni”, preannunciando che il secondo incontro si terrà l’11 giugno “per concretizzare le proposte dei partecipanti”. E riguardo al rifiuto di partecipare al dialogo da parte del più grande sindacato del Paese, l’Ugtt, Belaid ha osservato che “l’assenza dell’organizzazione sindacale non ha influito sullo svolgimento del dialogo, a differenza di quanto riferito sul tema dai media”. “La porta è sempre aperta alla partecipazione dell’Ugtt e di altri partiti, purché abbiano le giuste intenzioni”, ha assicurato Belaid precisando che gli inviti sono stati inviati a personalità ed esperti nazionali, ovvero a organizzazioni della società civile e partiti politici, oltre che a 25 “intellettuali”.
Sempre nella giornata di sabato sono scoppiati scontri tra la polizia tunisina e manifestanti che protestavano contro il presidente Kais Saied nella capitale Tunisi. Durante le proteste, organizzate da cinque piccoli partiti politici, le forze dell’ordine hanno bloccato i manifestanti mentre marciavano verso la sede del consiglio elettorale, il cui capo è stato sostituito da Saied il mese scorso con una mossa che gli esperti hanno giudicato utile al capo dello Stato per estendere il suo controllo sulle istituzioni statali. Rashid Ghannouchi, presidente del disciolto Parlamento tunisino, ha chiesto in una dichiarazione che “le forze nazionali, i partiti, la società civile, stiano al fianco dei giudici nella resistenza alla brutale dittatura per preservare una magistratura indipendente”.
Saied da parte sua sta giustificando il suo operato riprendendo la narrativa populista secondo cui i problemi del Paese nordafricano sono colpa dei politici corrotti e della magistratura che li ha coperti. Il suo consenso popolare non sembra infatti diminuire. Secondo un sondaggio condotto da Emrhod Consulting, commissionato dai media Business News e Attessia tv, il presidente tunisino rimane in testa nelle intenzioni di voto per le presidenziali con il 70% delle preferenze degli elettori. L’ipotetico “partito di Saied”, nel caso in cui si dovesse formare, sarebbe il secondo partito tunisino secondo i sondaggi, con il 20% delle intenzioni di voto, dietro solo al Partito Desturiano Libero (Pdl) di Abir Moussi, al 33%. L’indice di gradimento dei tunisini del suo comportamento si attesta però al 57%, il più basso dalla sua presa di potere del 25 luglio 2021.