Il giovane studente è reo confesso dell'assassinio consumatosi nell'appartamento di via Montello, che per mesi aveva condiviso con le vittime, uccise con 60 coltellate. La difesa aveva chiesto l'incapacità di intendere e di volere. Accolta la richiesta dell'accusa che contestava l'omicidio volontario premeditato aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi
È stato condannato all’ergastolo Antonio De Marco, il giovane studente reo confesso dell’omicidio dell’arbitro leccese Daniele De Santis e della sua fidanzata Eleonora Manta, uccisi a Lecce la sera del 21 settembre 2020 nella loro casa in via Montello, che per mesi avevano condiviso con il loro assassino. Secondo quanto ricostruito dall’accusa e ammesso dal 21enne, uccise De Santis e Manta, rispettivamente 33 e 30 anni. De Marco aveva colpito i fidanzati con 60 coltellate: al cuore, ai polmoni e allo stomaco. Gli investigatori avevano ritrovato una serie di bigliettini insanguinati dove il 21enne descriveva con “inquietante meticolosità” il “cronoprogramma dei lavori”: “Pulizia… acqua bollente… candeggina… soda… ecc”.
Fra questi c’era anche una “mappa con il percorso da seguire per evitare le telecamere”. Di Marco conosceva la coppia, era loro ex inquilino. Il giovane aveva poi lasciato l’appartamento ad agosto, restando a Lecce. Dopo il trasferimento aveva iniziato a pianificare l’omicidio. Arrestato il 28 settembre, aveva confessato: “Li ho uccisi perché erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”. L’accusa – rappresentata dalla pm Maria Consolata Moschettini – contestava l’omicidio volontario premeditato aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi. I suoi difensori avevano invece invocato l’incapacità di intendere e di volere.
Diverse le conclusioni dei due consulenti incaricati dai giudici, Andrea Balbi, psichiatra e psicoterapeuta, professore presso La Sapienza di Roma, e Massimo Marra, neurologo e criminologo clinico, in servizio presso l’ospedale di Casarano, che hanno accertato la capacità di intendere e di volere di De Marco. “Massimo rispetto per il lavoro della Corte. È stato un dispositivo piuttosto ermetico. Aspettiamo le motivazioni della sentenza e sulla base di quelle valuteremo una eventuale impugnazione”, ha detto l’avvocato Andrea Starace, difensore di De Marco insieme al collega Giovanni Bellisario. La mancata comminazione dell’isolamento diurno per un anno, come chiesto dall’accusa, “forse è dovuto al fatto che non sia stata riconosciuta qualche aggravante ma non lo si può dire con certezza, in assenza delle motivazioni”, ha aggiunto.
In mattinata, poche ore prima della sentenza, un giudice popolare è stato dichiarato decaduto per aver rilasciato un’intervista ad alcune tv fornendo valutazioni personali sull’esito del processo: “Mi auguro che chi ha sbagliato paghi. Purtroppo è una grande sconfitta per l’umanità, al giorno d’oggi non dovrebbero più esistere queste cose. Hanno accertato, anzi probabilmente non c’è stata malattia mentale – ha detto il giudice popolare ad alcune emittenti – Succeda quello che deve succedere, è giusto. E basta. Le famiglie non possono perdonare, secondo me, non possono dimenticare, queste cose non si accettato. Purtroppo si subiscono. Ripeto, è una sconfitta per l’umanità che subiamo tutti”.